I ragazzi sono in giro...

sabato 31 maggio 2008


Diciamo che io sono quello interessante, mentre quello bello è Coco ;) Scherzi a parte, questa la eleggo a simbolo della giornata di giovedì, mi sembra una foto carina da pubblicare, ma non chiedetemi perchè ho quella faccia, non saprei cosa dirvi. Mi espongo al pubblico ludibrio con tale immagine perchè mi va di cominciare a parlare degli amici che mi circondano, di quelli che vorrei tenermi stretto il più a lungo possibile. E poi basta co ste donne del passato e non, suvvia. Più che altro perchè sennò magari viene fuori l'immagine di uno che sta sempre a rimuginare e a pensare al passato. In realtà io ho un cervello col multitasking galoppante. Penso diecimila cose e le ricollego inevitabilmente a fatti ed esperienze del passato. A volte anche del futuro, il che è tutto dire... Forse dovrei farmi curare lo so, ma ho anche imparato a saper staccare il cervello quando serve.
Ad esempio come quella volta che a lei dissi...
Ok ,ok... stacco.

Grazie perchè...

;)

Chi (Who)


Chi canta ha una visione un po strana della musica
Chi scrive è costretto a rispettare i limiti del foglio
Chi si dedica all'ozio dovrebbe fare sport
e a quarant'anni cambiare mestiere
Chi è distratto è quasi sempre insoddisfatto
Chi arriva in ritardo mi saluta con le scuse, come fai tu con me
Chi vuole molte cose le ottiene
Chi vuole tutto non avrà niente
Chi beve solo acqua ha qualcosa da nascondere
Chi vive ai margini rispetta solo i suoi simili
Chi si pente si arrampica sui vetri
Chi parla molto bene non fa le frasi fatte ma tradire è il pane che dimezza l'amore
Oggi sono pigro, vuoto e desolato
non ho per niente freddo e neanche paura
chi apre la mia porta dovrebbe poi richiuderla
Sia che resti sia che decida di andare via
Chi beve solo acqua ha qualcosa da nascondere
Chi fa giochi di parole non parla seriamente
Chi racconta barzellette non ha altri argomenti
Chi deroga i veggenti ha paura del futuro
Chi dice le bugie non ha figli ma manie
Chi controlla il passato controlla il futuro
Chi controlla il presente controlla il passato
Chi controlla il passato controlla il futuro
Chi controlla il presente controlla il passato
Chi beve solo acqua ha qualcosa da nascondere
Chi fa giochi di parole non parla seriamente
Chi racconta barzellette ha finito gli argomenti
Chi deroga i veggenti ha paura del futuro
Chi fa giochi di parole non parla seriamente
Chi dice le bugie non ha figli ma manie

Milioni di cose che non ti ho detto mai...

giovedì 29 maggio 2008


Ho scritto un milione di cose tra ieri e oggi. Cose positive e belle credo, ma ora non ho il tempo neanche di pubblicarle. Coco sta passando a prendermi. Direzione Roma, stadio Olimpico. Oggi tocca a Vasco, il 18 luglio invece sarà la volta di Ligabue, il mio megalomane preferito.
Beh, ora scappo..

No it won't be too soon 'til i say goodnight moon...

domenica 25 maggio 2008

...e ho ricominciato questo post forse per la decima volta. Sono un po irrequito, infastidito. Stavo cercando di capire se magari col film di Tarantino sarei riuscito a trovare una metafora, un'ispirazione per far venire fuori quello che sento agitarsi dentro di me. Una volta Alioscia in chat mi disse: la Voce sale quando vuole lei, non quando lo vuoi tu.
Poi ho riflettuto sulla giornata di oggi e dopo un po forse ho capito. Ora la cosa che mi sembra importante da dire non è tanto cosa mi sia successo o il perchè mi faccia sentire così, ma il fatto di aver capito cosa mi turba. Fa parte forse del mio conoscermi, del sapermi leggere come non ho mai saputo fare in passato. Mi viene da pensare al sesto senso femminile. Al fatto che spesso le donne sanno arrivare molto più velocemente a un risultato, molto più degli uomini. Che sono meno empatici quasi per definizione. Mi viene in mente una ragazza che frequentavo diversi anni fa... ok, la faccio breve! Eravamo sul finire del nostro rapporto quando in un pomeriggio d'inverno ci incontrammo in piazza, senza salutarci. Io rimasi a distanza guardandola per tutto il tempo. Stringevo sotto il braccio la mia cartella dei disegni. Dopo un po andai via così com'ero venuto. Diversi giorni dopo andai a casa sua. Parlammo a lungo. Lei mi disse per filo e per segno cosa mi passasse per la testa quel giorno in piazza. Stupefacente. Mi conosceva molto più di quello che avevo mai pensato fino a quel momento. Quando qualche tempo fa parlai di come mi sarebbe piaciuto incontrare una persona, non necessariamente una donna, che sapesse esattamente come sono fatto, beh, stavo pensando a quella storia...

Buona sorte


Io non so niente di niente e poco avrò da spiegarti
perchè qui niente è facile e spesso cambiano le regole
ma cerca amore e amore dai e se puoi non negarti mai
dovrai rischiare di perdere per vincere ogni tanto

Le amicizie verranno e passeranno col tempo
e i dolori nel petto si agiteranno col vento
ama il prossimo tuo e tutto quello che hai dentro
e non svenderlo mai, non svenderti mai...

Io spero solo che tu
che tu abbia una buona sorte
io voglio solo che tu
che tu viva una buona sorte
io pregherò perchè tu
perchè tu viva una buona sorte
non chiedo niente di più
poco o niente di più anima mia...

Time, datemi il time...

sabato 24 maggio 2008


Adesso ho il problema di capire che cavolo di musica devo mettere mentre scrivo! Uff... Ok, aggiudicato Jazz and '80, compilation di quelle che trovo e compro solo io, con successi strafamosi anni 80 rifatti jazz e bossa. Ci sta tutto. Devo dare un senso a questa serata un po anomala, premettendo che sono sotto l'effetto seducente di due mojito especial. La barista ci teneva a farmene assaggiare uno. Il secondo è stata colpa mia lo ammetto. Vabè...
Stamattina mi capita di fare due chiacchiere con una ragazza carina e appariscente. Mi fa pensare a una tavoletta di cioccolato fondente come quelle che adesso vanno maledettamente di moda. E' la mia nuova segretaria ;) Sa che canto e facendo un po lo sborone gli faccio sentire un paio di cose cantate da me. Lei ovviamente rimane piacevolmente colpita. Bello ovviamente vero? Gli parlo del programma tv che a giugno partirà e della radio che sto facendo con mio amico giornalista. Insomma cose così. Che musica ascolti? Nooooooo Giggi nooooooo. Ok te la sei voluta, ti licenzio! Come? Ti piace Grignani? Vabè dai qualche punto l'hai ripreso, ma giusto un paio. Vasco in un intervista di qualche settimana fa lo ha definito il John Lennon italiano! Io sono d'accordissimo ovviamente. Hai sentito l'ultimo? Io sono di parte ma lo trovo bellissimo. Come non ce l'hai? Senti qua... Lo sai che queste chitarre che senti le ha messe Dodi Battaglia. Come chi è? E' il mitico e parrucchinatissimo chitarrista dei Pooh. Mi stai guardando strano... Senti hai un cd vuoto, te lo masterizzo al volo dai. No, non te lo posso mettere sulla chiavetta usb, roba tecnica, senza che ti spiego. Uff... il fatto è che io la musica la compro. Che sia su cd o sull'iTunes Store, la compro comunque. Esatto se scarico, scarico acquistando legalmente...e quindi... i drm sai cosa sono?... E non mi guardare con quella faccia non sono mica un alieno?!? Mi fai paura, mi fai?! No, non scarico manco i film, preferisco andare al cinema. E' più romantico, non trovi? Però scarico un sacco di serial americani che vedo coi sottotitoli. Spesso è roba che qua non si vedrà mai. Ma come sono strano?! Che cazzo vuol dire?
Ok, salto di circa 12 ore, anzi qualcosa di più. Sto tornando a casa dopo una serata a corso mattonelle. Claudio ha avuto la brillante idea di parcheggiare praticamente sotto il mio ufficio. Mentre passiamo vicino l'ultimo locale della via, una ragazza mi salta addosso attaccandosi al collo. Ma come non mi riconosci? Non ti ricordi quella sera? Dai su, tu ti chiami Marco o qualcosa del genere vero?! Guardo Claudio con la faccia come a dire: non mi ricordo assolutamente nulla, che cavolo faccio?
Ehm, si come no certo... Se ti regalo una rosa? In quel momento, immancabilmente, spuntano venditori di rose da ogni dove. Uno era travestito da lampione, uno era il parafango della macchina parcheggiata dietro di noi. Uno era perfino dentro il taschino della mia giacca e n-o-n l-o s-a-p-e-v-o! Vabbè i mojito ma adesso si esagera?!? Quant'è una rosa? Ecco sei contenta? Ma come ne vuoi altre? Claudio: due si regalano ai morti, fai almeno tre! Vaaaaaaaaaaa bene. Bacini e bacetti vari. La guardo meglio per cercare di capire chi cavolo è. Di sicuro è carina. Bionda, bassina e graziosa, anche abbastanza prosperosa se proprio la devo dire tutta. Attendo un secondo di più è il cervello si mette finalmente in moto. Scusa quanti bicchieri di vino ti sei fatta stasera? Ok, allora hai fumato di la verità? Giusto per curiosità, ma come ti chiami, sai com'è il venerdì? Il cosmo, il governo, i mojito... Domenica? Ti chiami Domenica? E Claudio da dietro: ma se è venerdì notte?! Faccio finta di non aver sentito e le faccio la domanda delle domande. Scusa cara Domenica, non per farmi i fatti tuoi, giusto per sapere ma... quanti anni hai? (e non rispondermi Stasera? sennò ti tiro una testata!) Puoi ripetere scusa? Ma no che non andiamo da me, ma sei matta?! E poi come vedi sono gay e lui e il mio ragazzo!!! No, non viene neanche lui, e forse è il caso che mi levi queste mani... Si ok sei carina e simpatica ma cazzo, mia sorella è mooooolto più grande di te e ne ha solo 22!!!!!

E andai con il cuore andai, fino a che trovai la piana dei cavalli bradi...

giovedì 22 maggio 2008


Ciao Costante.
Si parlo proprio con te. Ma lo sai che tutte le volte che ti sento mi metti di buon umore? Come adesso che ho quel sorriso ingenuo che mi fa sembrare un bambino. Sono indecifrabili le sensazioni che a volte provo quando chiacchiero con te. Tipo ieri sera quando mi hai contattato e mi hai detto che dovevi mettere la macchina in garage, non so perchè ma mi sono messo a ridere. E quando sei tornata volevi metterti a letto ma per farlo dovevi risolvere il caos che è camera tua, facendo lo slalom tra scarpe e vestiti. Come sai, ho scritto una canzone (orrenda) su camera tua. Me la sono andata a rivedere proprio oggi e devo dire che è proprio terribile. E pensare che l'ho scritta neanche un anno fa, quando sotto l'effetto delle gocce mi ritrovai con la macchina proprio sotto la tua finestra. Questa non te l'avevo detta eh? Non ti posso mica dire tutto!! Periodo brutto quello. Qualche giorno dopo ti cercai per chiederti un piccolo aiuto, te lo ricordi? Chissà cosa avrai pensato... Mi sembra di avertelo gia chiesto, ma ogni volta che ci penso... Mi sembra sia passato un secolo. Così come sembra, anzi è un'altra persona quella che adesso sta scrivendo queste parole. Volevo dirti semplicemente che ti voglio bene, niente di più, ma non ti montare la testa ok?

Ci vuole un fisico bestiale, per fare quello che ti pare...


Apro l'armadietto dello spogliatoio in una condizione psico-fisica eccezzionale. La lezione di Yoga Flex appena fatta si fa sentire tutta, nulla potrebbe abbattere questo stato di grazia quando improvvisamente si aprono gli armadietti alla mia destra e alla mia sinistra. Due bisonti palestratissimi e con lo sguardo da ebete mi incastrano prepotentemente in un discorso allucinante.
Bisonte uno: ...che poi alla fine tu non puoi capire che p.ini fa questa questa qui!?
Bisonte due: ngulo (francesismo come a dire, acciderbolina) dai racconta!! Ma si è innamorata?
B1: una volta gli ho mandato un messaggino con scritto "Ti amo", lei per un po è stata buona e ha continuato a farmi certi p.ini!?!
B2: sei un grande! E il marito? Secondo te sa qualcosa?
B1: secondo me no, ma rincoglionito com'è se lo sapesse non direbbe mezza parola. Forse gli andrebbe pure bene. Questa qui a parte i p.ini è una rompicoglioni incredibile. Gli faccio un favore in fin dei conti.
B2: Cmq alla fine sono tutte una massa di p.ane, c'è poco da fare.
B1: è vero eheheheh.
B2: ahahahah.
Io: scusate ragazzi avreste per caso un revolver a portata di mano?
B1 e B2: ???
Io: sto provando una forte sensazione di smarrimento. Sono l'unico essere umano rimasto sulla terra o un alieno caduto da chissà dove e senza memoria che non ha ancora capito gli usi e costumi di questo pianeta?

E' il destino di chi va più forte...

mercoledì 21 maggio 2008



Non importa dove stiamo andando, con un cane copilota affianco,
se ci penso non mi fermo più!
Che cos'è che mi trascina via? Non c'è pace, solo viaggio solo,
senza mai staccare, mai!

Life goes on, here and beyond that horizon it goes on and it changes, and it changes you too...

lunedì 19 maggio 2008


Per la cronaca, era tratto da E' una vita che ti aspetto, di Fabio Volo. Lo dico giusto per avere il pretesto per raccontare una cosa accaduta proprio quel giorno.
Verso ora di pranzo ero andato all'Iper Coop, qualche giorno prima mi era arrivata una chiamata dalla libreria del centro commerciale che mi avvisava dell'arrivo di un libro che avevo ordinato e stavo appunto andandolo a ritirare. Si tratta de L'era del porco di Gianluca Morozzi. Un libro che avevo gia comprato e iniziato a leggere, anzi ero esattamente a metà, ma che ho prestato e lasciato a casa della mia ex. Era da parecchio che, girando per le librerie, mi capitava sotto il naso, tanto che mi ero deciso a ricomprarlo. Peccato che trovavo unicamente la nuova edizione tascabile con una orrenda copertina nera e rosa. Io rivolevo la mia edizione, quella Guanda, per questo lo prenotai, sperando di un dovermi rassegnare all'acquisto della nuova versione.
Poco fa pensavo al giorno che lo comprai per la prima volta. Quel pomeriggio incontrai proprio lei con una sua amica, la conoscevo da poco. Ci fermammo per un aperitivo parlando e chiedendoci le cose che si chiedono le prime volte, quando non ci si conosce molto. "Che fai? Studi, lavori? Passioni? Hai una rubrica di moda su un giornale locale? Ma dai! Cos'ho nella busta? Un libro! Ma come che libro è?! Non si giudica mica un libro dal titolo o dalla copertina?!? E' bello, me lo ha consigliato un mio amico. Lui legge un sacco di cose fighe e ascolta un sacco di musica diversa da quella che sento io. E poi compra le riviste! Si, roba tipo Rolling Stones, oppure Linus. Dai ti leggo l'inizio".

Mi piaceva una ragazza, volevo impressionarla, per impressionarla avevo scritto un romanzo, nove racconti e trenta poesie. Lei aveva letto il romanzo, i nove racconti e le trenta poesie, aveva detto: "Sei bravo, scrivi bene, io li adoro, gli artisti". Poi si era messa con un ultrà neonazista del Lecce.
Non ho ancora capito dov'è che ho sbagliato.
"Visto?" E poi ride. Come si fa a pensare che una scena del genere sia tempo sprecato, speso male? Infatti non lo penso assolutamente. Mentre risalgo a casa faccio caso però all'assurda coincidenza della data. Era il suo compleanno e io avevo appena riacquistato un libro che volente o nolente me la ricordava. Era improvvisamente diventato un simbolo della nostra storia, di quei primi momenti. Che faccio le mando un messaggio di auguri nel pomeriggio? La chiamo? Magari una mail, oppure scrivo qualcosa qui sul blog. A che scopo poi? Per educazione? Capirebbe quale Mirko le sta dando gli auguri? E io invece chi avrei trovato dall'altra parte? Ammetto di essermi poi lasciato distrarre per non pensarci più e non fare più nulla.
In fondo è acqua passata.

Con tutto il sangue andato a male e poi di colpo questo andarsi bene...

giovedì 15 maggio 2008


Forse è puerile, forse no, ma in queste parole ci vedo moooltissimo di me negli ultimi tempi. Non siete obbligati a leggere tutto, ma se volete capire un pochino di più chi sono io oggi, leggete questo brano, tratto da una mia lettura di qualche giorno fa.
Mi stavo conoscendo. In realtà, sapevo ancora poco di me. Quando dicevo "io" in quel periodo, facevo fatica a capire quale "io" stavo pensando. Mi sarei potuto appendere al collo il cartello "Lavori in corso". Se mi avessero chiesto: "Parlami di te", avrei fatto scena muta.
Pian pianino, però continuavo il mio percorso. La mia ricostruzione. A volte partendo anche dalle piccole cose. Anche da quelle che non avevano grande importanza. Cose pratiche. Cose che davo per scontate. Ad esempio, da piccolo non mi era mai piaciuto il gelato al pistacchio. Mi piacevano crema, bacio, nocciola, fragola, limone, stracciatella, persino puffo, ma pistacchio niente. Lo detestavo. Adesso, invece, il gelato al pistacchio mi piace un casino. Lo prendo quasi sempre.
Ero cambiato. Per anni mi ero riconosciuto in quello che odiava il pistacchio, tanto che se qualcuno chiedeva di me, per essere sicuro di aver capito bene chi fossi, domandava: "Chi? Quello che odia il gelato al pistacchio?". Poi, da grande, un giorno casualmente ho scoperto che mi piaceva. E così è successo per la birra, il vino, l'insalata e la bresaula.
Una sera ero a cena da un amico e sua madre mi ha messo nel piatto della bresaula. Io non avevo il coraggio di dirle che non mi piaceva e così l'ho mangiata. Assaggiandola per la prima volta ho scoperto che era buona. E sinceramente questo un po mi ha turbato. Come il pistacchio, stavo perdendo una certezza. Cacchio, non potevo più essere quello che odia il pistacchio. Attraverso il pistacchio un po mi conoscevo. Ma adesso. Adesso che avevo scoperto che mi piaceva, come togliermi dalla massa, come potevo essere riconoscibile? In che cosa mi identificavo? Come avrei sostituito il tassello che avevo perso?
Non mi è mai piaciuto tanto cambiare. Credo sempre per via di quel trasloco. "Chi lascia la strada vecchia per la nuova, s sa quello che lascia ma non quello che trova" dice il saggio. E anche un po io.
Infatti avevo lo stesso atteggiamento anche con i miei difetti. Li chiamavo così, ma non facevo niente per perderli, per cambiare. Ecco nuovamente il problema dello staccarsi. Io mi riconoscevo nei miei difetti. Erano comunque come pezzi di un puzzle che componevano la mia persona. Mi ci ero pure affezionato. Anzi a dirla tutta, mi ci ero proprio innamorato.
Forse anche perchè i difetti spesso erano le mie difese.
"Io sono fatto cos', non posso farci niente".
Quante volte le ho dette quelle parole. Tradotte erano: "Se ti vado bene così, ok. Altrimenti arrivederci".
L'interesse per l'altra persona era decisamente basso. Nessuna possibilità di una trattativa, di venirsi incontro.
Si, ero quello che rompeva le scatole, però ero io, e alla fine mi piacevo così. Chi sarei diventato senza i miei difetti. Magari uno qualunque. Invece io ero il rompipalle. Sempre meglio che niente. Sempre meglio che indifferente. Senza tralasciare il fatto che a me rompere le palle a volte piaceva proprio. Essere un po fastidioso, capriccioso come un bambino. Infatti, capitava che, parlando dei miei difetti ad altre persone, mi comparisse in volto un'aria di compiacimento.
"Io sono un rompipalle, me lo dicono tutti".
"Sono testardo lo so".
"A volte sono insopportabile".
"Lo so, non ho un carattere facile".
Tutte frasi che pronunciavo con quell'aria un po compiaciuta. Quasi con orgoglio.
Il mio nuovo progetto di conoscermi, queste mie scoperte su pistacchio, la bresaula ecc. mi hanno portato a chiedermi:
quante cose non conosco di me? Quante informazioni sbagliate, convinzioni errate, cambiamenti sconosciuti?
Voglio dire: se ho scoperto che mi piace la bresaula, chissà magari quante cose importanti non so di me.
Ad esempio, un'altra cosa che non mi era mai piaciuta era la pasta di marzapane. Quella che si trova a Natale e a Carnevale. Ce n'è in tutte le forme, anche a panino con il salame, a castagna, a mela, a pera ecc. Il marzapane mi ha sempre fatto schifo. Per conoscermi, allora ho deciso di andare in un negozio che lo vende tutto l'anno e mi sono comprato una pastina di marzapane a forma di banana. L'ho mangiata e ho scoperto una cosa sensazionale. Il marzapane mi faceva schifo! L'ho sputato nel sacchettino. Puah! Ci sono cose nella vita che non cambiano mai.
Quando scoprivo nuove cose di me, mi veniva da pensare che avrei dovuto avvertire tutti i miei amici. Avvisarli di questo mio cambiamento.
"Ciao, come va? Senti, ti volevo dire che mi piace la bresaula...Cosa? No, non ho fumato".
Magari non proprio in questo modo, ma avevo la sensazione che avrei dovuto aggiornare l'idea che i miei amici avevano di me.
Come quella volta che Valerio mi aveva detto che era diventato vegetariano. "Vegetariano? Ma sei matto... Perchè?"
Bè... Non mi va più di mangiare i cadaveri."
"Vabbè, ci credo, prova a non chiamarli cadaveri, chiamali salame, pancetta, filetto... cazzo, cadaveri fa schifo."
"Di fatto lo sono, poi la carne rende aggressivi. E poi pensa alla sofferenza degli animali. Come fai a non capire? Dovresti diventarlo anche tu un..."
Se la carne rende aggressivi, ringraziamo dio che Hitler era vegetariano, e poi per il discorso della sofferenza io gia non mangio i funghi".
"Che cazzo c'entrano i funghi?"
"Bè, per non sfrattare i puffi!"
"Mavvanculo te e i puffi!"
"Certo... vorrei vedere te se sapessi che la tua casa è in un risotto. Come fai a non capire?"
Erano passati parecchi mesi dal giorno in cui ero andato a ritirare le analisi da Giovanni e quel mio nuovo progetto di vita mi occupava molto tempo. La ricerca della felicità.
Conoscermi, capirmi, ascoltarmi. Mi ero praticamente isolato dal mondo. Ma tutto questo non aveva portato a grandi successi. Non è che potessi dire di essere felice o sereno. Anzi, spesso ero più ansioso e agitato di prima. Ero sempre più confuso. Avevo imparato una cosa importante ed era che continuavo ad avere le mie paure, ma non avevo più paura di aver paura. Perchè era quello che mi aveva sempre bloccato, la paura di avere paura. Molte volte le paure erano anche segno di prudenza. Erano quasi
saggezza. Mi costringevano a stare attento.
Volevo capire se potevo stare bene. Se potevo liberarmi dalle mie ansie. Volevo sapere dove sarei finito se avessi continuato quel percorso. Volevo capire se era possibile costruire un'alternativa a quella realtà che ormai da troppo tempo non mi faceva essere felice.
Tanto cosa avevo da perdere?
Più passava il tempo, più cose imparavo di me. Ma soprattutto imparavo a volermi bene.
Mi stavo affezionando a me stesso. E questo nuovo sentimento nei miei confronti mi spingeva anche a fare cose stupidissime. Proprio come quando si va in giro a fare le bischerate con gli amici. Stavo vivendo una nuova adolescenza. Sarei andato tranquillamente con me stesso a suonare i campanelli e poi sarei scappato. Perchè era quello il nuovo sentimento: voglia di scherzare e giocare con me.
Una sera mi sono messo davanti allo specchio e mi sono fissato per un po. Poi, usando tutti i muscoli del viso, ho fatto una serie di smorfie e di espressioni. Facce strane: buono, cattivo, triste, felice. Poi mi sono guardato dritto negli occhi. E a un certo punto mi sono detto: "Ti voglio bene".
Cazzo... sono scoppiato a ridere come un deficiente. E infatti mi sono ridetto subito: "Mavaffanculo!".
Poi ci ho riporvato e sono arrivato a a dirmi che mi amavo. "TI AMO, CAZZO! TI AMO, TI AMO, TI A-MO! E A TE DA ADESSO IN POI CI PENSO IO, NON TI PREOCCUPARE!"
Nel pronunciare ad alta voce queste parole, mi è venuto da ridere, perchè la cosa strana è che per un attimo ho provato un po di imbarazzo. Come se fossi a un primo appuntamento con qualcuno. Mi guardavo e poi abbassavo un po lo sguardo, imbarazzato, vergognoso. Eppure ero io.
Che emozione aver vergogna di se stessi. Che stranezza.
Alla fine, però, mi ero simpatico. Mi ero simpatico perchè io, quello li nello specchio, lo sapevo cosa aveva passato nella vita. Sofferenze, dolori, pianti, silenzi, gioie, risate. E anche se non era perfetto, non potevo che volergli bene, tutto sommato.
"Cosa hai dovuto sopportare a volte..."
Chiaramente non ho detto niente a nessuno, perchè mi avrebbero dato dell'egoista, del narciso e dell'egocentrico. Non ultimo, del pazzo.
Forse avrebbero avuto anche ragione, ma io mi stavo divertendo. Molto più che a uscire a cena con gli amici. La mia compagnia mi piaceva. Il viaggio alla scoperta di me stesso era diventato un gioco divertente. incontrarmi per la prima volta. Mi ascoltavo e mi parlavo. Più giocavo dentro di me, più avevo l'impressione che quel gioco fosse infinito. Mi sentivo infinito. Un pozzo senza fondo. Un universo.
Questo amico ritrovato non mi faceva mai sentire solo. Anzi, mi faceva sentire parte di qualcosa di più grande. La solitudine aveva preso un significato diverso. Non mi spaventava più. E il non temere la solitudine aveva dato una svolta decisiva alla mia vita. Una svolta che mi piaceva. Era come se il fuoco di quella nuova speranza avesse acceso un'enorme candela nella cui fiamma rivedevo la mia vita. Ho avuto persino paura di essere a un passo dalla paranoia. Nel vero senso della parola. Invece è stato proprio in quel periodo che è accaduto il miracolo. Infatti, per la prima volta, stavo rendendomi conto della distanza che gli altri avevano creato tra me stesso e il mio vero me. Chiaramente con la mia complicità. Ed era in quella distanza, in quel territorio che nascevano le mie ansie.
In quei giorni mi sono incontrato. Sentivo come una voce dentro che mi parlava. Mi parlava quando io stavo zitto. In silenzio. Che emozione ho provato quando ho sentito per la prima volta quella connessione. Alla fine ho pianto. Era tanto che non lo facevo. Anche se mi impegnavo e mi sforzavo, non ci riuscivo. Le lacrime non conoscevano da troppo tempo la forma del mio viso, la luce del difuori. Silenziose per natura, arrivate agli occhi cadevano all'indietro giù fino in fondo al cuore che sempre più faticava a galleggiare. mi ero ricongiunto alla mia gioia, finalmente.
Quella scoperta, quel miracolo aveva cambiato totalmente la mia dimensione. Dall'incontro con me stesso per la prima volta avevo capito da dove venivano le domande che mi assalivano di notte, le ansie, le paure.
Io, l'io vero era come chiuso in un sarcofago. Ecco perchè mi veniva da soffocare. Ecco perchè avrei voluto strapparmi la pelle di dosso. Perchè ero legato, ingabbiato dentro di me. Come in quei film in cui nella testa del robot c'è un omino che lo guida.
Quella voce dentro di me, che ero io, voleva essere ascoltata e voleva che i suoi desideri e bisogni fossero soddisfatti. Voleva essere amata. Amata da me. Voleva semplicemente vivere.
Non stavo semplicemente vivendo la mia vita. Che era poi il motivo per cui ero nato, per cui c'ero anch'io su questo pianeta.
L'idea errata che avevo di me, invece, mi spingeva automaticamente a rispondere a desideri e a necessità che in realtà non erano miei. E quindi dentro sentivo le lamentele di un affamato. Ero arrivato al punto di esprimere chi ero con cio che consumavo e compravo. Le mie scarpe, la mia macchina, le mie vacanze, i locali che frequentavo, il telefonino che sceglievo, l'arredamento di casa. Tutto diventava me. Tutto mi determinava. Tutto mi qualificava. Quelle cose dicevano chi ero.
Inseguivo quello che credevo di volere. e non quello di cui avevo veramente bisogno. Così, mi sono trovato ad avere quasi tutto tranne ciò che mi serviva per stare bene.
Avevo bisogno più di accarezzarmi che di masturbarmi. E così ho fatto.
Per anni avevo vissuto seguendo quello che non ero. Così mi sono trovato sommerso da una stratificazione di falsità. Di dati errati. Ma con quella dichiarazione d'amore avevo imparato che non potevo più fare a meno di me stesso se volevo veramente incontrare gli altri. Incontrare la vita. Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
E io non volevo stare solo.
Quella nuova dimensione, quel nuovo punto di vista, quella scoperta di una persona diversa dentro di me mi ha fatto cambiare l'idea su tutti. Perchè se l'avevo trovata in me, se c'era, allora c'era anche negli altri.
Se però davanti allo specchio mi ero detto: "Io quello li, lo so cosa ha passato", non potevo ancora dirlo degli altri. Ma se fossi andato nel profondo anche con loro, avrei trovato degli esseri umani. Perchè tutti avevano quella persona dentro. E tutti, chi più chi meno, la tenevano in gabbia. Ho iniziato a parlare con la gente rivolgendomi più che altro alla persona che portavano dentro. Un trip pazzesco. Il gioco si faceva sempre più affascinante, più coinvolgente. Meglio delle droghe. E, anche se stavo impazzendo, mi stavo divertendo un casino.
Ma come potevo incontrare qualcuno e conoscerlo davvero se non sapevo neppure chi ero io? Come potevo donarmi a un'altra persona se non sapevo nulla di me? Sarebbe stato come regalare un libro che non avevo letto. Che senso ha?
Per anni avevo tenuto un piede su ciò che ero e uno su ciò che pensavo di essere. Era stato come posarne uno su una barca e uno sul pontile. Visto che la barca era ormai in partenza, se non volevo finire in acqua dovevo decidere se rimanere sul pontile o salpare e scoprire la verità. Ma ormai non ero più libero di scegliere.
Potevo solo continuare.

Il tempo a volte è ostile ed altre complice, l'arma più efficace è l'attesa...

mercoledì 14 maggio 2008


Il fatto è che non ho niente da scrivere. Avrò iniziato si e no una decina di post rimasti tutti in bacheca incompiuti. Anzi no, mi contraddico dicendo che di cose da scrivere ne avrei ma non mi va si scrivere in generale. Tutto qua. E poi sono a letto febbricitante, sudato come se fossi dentro una sauna. Ma a parte questo sono sempre giornate straordinarie ;) Sabato riprendo a suonare dal vivo, e se tutto va come deve andare, quest'estate vado a fare il Jerry Calà dei poveri sull'isola di Pantelleria.

Dale vìa

lunedì 5 maggio 2008

El hombre
silencio breve y anclado
sobre su propia ola, rabiosa
que cubre los pecados.

Como un jinete experto
como un caballo asustado
supo de los placeres, con la suerte
de un rìo desbordado.

Entre la gente, entre cielo y luna
danzas de vientre en un paìs lejano
ni una mujer cabìa para dudas
dejò la espuma sòlo para una.

Dos espadas enla noche roja
no quiso ver su brillo incandescente
per le vi vestido de batalla
no quiso hablarme su rostro, amante de placeres.

Dale vìa
déjala salir
fantasia
dentro de mi que grita
la bolsa o la vida.
Dale vìa
dale libertad
que no siga nada igual
donde huye y va
donde no fue màs
dale via a ese hombre que va...

El hombre
presa de un propio destino
boca mordiendo el aire, un sable
que va abriendo caminos.
Con huella de sudores
y casi un gesto cansino
la desnudez prohibida, que latìa
quermado los cuchillos.

Quiso tener un bosque en el desierto
una sensata dois de locura
no fue la arena que ahogò du intiento
de serenarse todo ese momento.
(Fue) un corpo gris
que lo mirò asustado
un dedo triste que apuntaba lejos
quiso mirar a todas, una a una,
còmo podrìa sareb si era todo cierto.

Dale via dàsela a tener
luz de dìa
nunca hay soledad cuando sòlo se vive.
Dale vìa
dale libertad
que no siga nada igual
donde huye y va
donde no fue jamàs
dale via a ese hombre que tuvo amores
que ama menos
que sabe del dolor que da
veneno y agua
siempre va
que solo...

Vivo nell'anima del mondo, perso nel vivere profondo...

domenica 4 maggio 2008

Non so proprio da dove partire, sono un po imbarazzato all'idea di scrivere quello che sento in questo momento. Forse potrà sembrare presuntuoso, un tantino forte come affermazione, ma oggi mi sento felice. Davvero. Mi sento come se fossi rinato. Come se avessi vissuto tutto questo tempo in sottocoperta, in balia di tempeste lontane e tuoni o del fragore di onde seducenti e illusorie. Da oggi torno a respirare all'aria aperta, sentendomi pieno. Perchè tutto questo? Come ho fatto ad arrivare a questa idillica condizione? Devo ringraziare delle persone speciali, ma in particolare una donna, una mamma, una moglie, che col suo vissuto mi ha insegnato e dato, involontariamente in larga parte, molte più cose di quante una qualsiasi persona o scuola di vita potesse fare. Una donna che con la sua voglia travolgente di vivere, mi ha conquistato gia da diversi anni ormai.
Anna, semplicemente Anna.
L'ho conosciuta quasi per caso, prima di essere presa in inganno da un male poi curato forse più con la sua fibra, la sua tenacia e la sua solarità che con le chemio. L'ho conosciuta partecipando alla festa di laurea della cugina di un mio amico. Lei è la zia dell'allora laureanda, oltre che del mio amico. Un po contorta come cosa? : ) Immediatamente c'è stata una sorta di affinità. Quella sera ricordo che mi ritrovai in cucina con lei a preparare dolci, torte, pancake ripieni, e mille altre diavolerie culinarie senza che avessi la benchè minima esperienza per questo genere di cose. La vidi ballare la break dance con suo figlio Ettore, vestita con scarpe da tennis enormi, pantaloni larghi, felpa colorata e cappellino messo al contrario. Ho conosciuto il marito Pietro mentre si esibiva in un casereccio spettacolo di prestidigitazione. Li ho visti entrambi ballare un appassionato tango. Coi dovuti abiti ovviamente. Così come ho conosciuto la bellissima Linda che però i primi tempi chiamavo Lidia perchè non avevo capito esattamente il suo nome. Una serata inebriante, sorprendente e indimenticabile. Capii che non era la prima volta che si occupava di organizzare e cucinare per un intero reggimento. Infatti non passò molto tempo che mi invitò a partecipare alla famosa festa del primo maggio che ogni anno lei e la sua famiglia organizzano da tempo immemore. Un'intera giornata, fatta di giochi tra persone di tutte le età, sole e aria aperta, in un piccolo cortile circondato dal verde. C'e la morra, gli amici che passano di li, le famose Virtù. C'è energia. Non so trasmettervi le emozioni che mi invadono durante queste giornate. Anche perchè sono particolarmente sensibile in questi frangenti. Spesso non so davvero come comportarmi nonostante l'ormai assodata amicizia che reciprocamente mi lega a tutti loro. Sarà che nonostante il tempo e la familiarità acquisita, comunque ancora un po mi sorprende la vicinanza di ognuno di loro. Il sentimento di comunione e comunità che fortemente traspare.
La mia famiglia è fatta in pratica di solo noi quattro. Non ho mai vissuto dei pranzi o delle cene tutti insieme se non in maniera un po stiracchiata. Neanche a natale o pasqua e forse questo la dice lunga sul mio modo d'essere. Sulla mia sottile e persistente malinconia.
Oggi però non dev'esserci spazio per questo genere di pensieri. Oggi sono stato con loro se non si era ancora capito. Ho passato una splendida giornata che ha chiuso definitivamente un capitolo della mia vita aprendone un altro.
Prima mentre tornavo a casa, sfrecciavo in autostrada cercando di far uscire il mio cuore dalla gola, per quanta gioia mettevo nel cantare.
Ero elettrico, sono elettrico e lo sarò anche nei prossimi giorni e quando non lo sarò, ripenserò a questi momenti.
Ai girasoli di Anna e saprò improvvisamente che non dovrò lasciare andare un giorno per ritrovare me stesso.

Libera uscita, senza rincorsa...

sabato 3 maggio 2008


Ho scritto un un pezzo poco fa, oggi gira proprio bene :)