Avrai sorrisi sul tuo viso, come ad agosto grilli e stelle...

giovedì 28 maggio 2009


Qualche tempo fa ascoltavo Fabio Volo in radio che recitava una poesia sui bambini.
I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica, impara a condannare.
Se vive nell'ostilità, impara ad aggredire.
Se vive nell'ironia, impara ad essere timido.
Se vive nella vergogna, impara a sentirsi colpevole.
Se vive nella tolleranza, impara ad essere paziente.
Se vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà, impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
La quasi totalità delle volte che ascolto qualcosa, vedo un film, leggo una rivista o un libro, cerco sempre di immedesimarmi, di mettermi al centro e di pensare che quel che vedo e sento è stato fatto per me. Qualcuno può vederci dell'egocentrismo, io in realtà ci vedo curiosità e voglia di sperimentarsi e migliorarsi sempre.
E' un pratica ormai automatica la mia, quasi istintiva e avendo il terribile difetto di pensare troppo fino a mandare su di giri la testa, come se non bastasse, alla fine metto tutto in relazione con chi mi sta intorno. Sia per un confronto che possa aiutarmi a capire meglio chi è vicino a me, sia per dare una mano a chi magari vedo in difficoltà su qualcosa. Ad esempio se mi capita di sapere che un amico/a ha un particolare pensiero che gli gira in testa da giorni, lo metto in relazione, appena possibile, con qualcosa che può aiutarmi a trovare una soluzione da dargli. Una forma malata di altruismo forse.
Ascoltando questa semplice poesia, ho pensato inevitabilmente in che ambiente sono cresciuto io. Se sono stato educato alla disponibilità, alla lealtà, alla tolleranza.
Poi ho pensato alle persone care che ho vicino a me, alla mia ragazza, ai miei pochi amici, cercando di individuare gli indizi dell' ambiente in cui sono cresciuti e capirli un po di piu.
Lo so, sono il re del pensiero paranoico e inutile...

Trattieni il respiro...

martedì 12 maggio 2009

"Perchè le parole devon venire fuori da sole. Perchè c'è un momento che devo dire tutto quel che ho dentro e che sento. Perciò prima che smetta di parlare, lo sai, l'orgoglio a volte può tradire, vieni qui e stammi ad ascoltare..."

Domani è già qui...

mercoledì 6 maggio 2009


Ma domani domani, domani lo so, lo so, che si passa il confine
E di nuovo la vita sembra fatta per te e comincia domani

Son figlio unico, la mia casa è vuota senza te...

martedì 5 maggio 2009


Non so perchè, ma negli ultimi giorni sono passato per ben tre volte davanti la mia prima casa a Montesilvano, quella dove ho vissuto per i primi cinque anni della mia vita. E' una piccola villetta di color rosso terracotta, molto semplice con un piccolo giardino davanti. Eravamo in affitto al primo piano, coi proprietari al piano terra e ci vivevamo in quattro: io, mia mamma, mio padre e mio nonno materno.
Papà era ancora un giovanotto sfuggito alla campagna con tanta determinazione e spirito di sacrificio. Mio nonno aveva l'aria di un nobile caduto in disgrazia, e mia mamma invece ma la ricordo da giovane come una Candy Candy. Ricci biondi, un vestitino a fiorellini uscito dai film del dopoguerra e un paio di stivali da ragazza cattiva.
Potrà sembrare esagerato ma all'inizio in casa avevamo un tavolo e una sedia e poco più oltre alla pensione di mio nonno. Infatti Papà per guadagnare cominciò a fare il venditore porta a porta per una ditta che lo spediva per intere settimane ora in Umbria, ora nelle Marche, vendendo corsi di formazione come tecnico installatore di pannelli solari.
Tutte le volte che ripenso a come un giovanotto, vagamente somigliante a Celentano e con una sola terza media, abbia potuto fare la fortuna che ha fatto, rimango quasi male per il confronto. E' schiacciante!
Da un certo punto di vista la storia della mia famiglia ha dell'incredibile che magari un giorno potrei romanzare un po. Magari ne viene fuori qualcosa di interessante :)
Per non parlare delle vecchie generazioni. Se mia Mamma non mi ha preso in giro, forse dovrei raccontare di come mio nonno in realtà era davvero un nobile caduto in disgrazia. Una storia che sembra uscita fuori da una telenovelas, fatta di ricche produzioni di caffè in paesi lontani e assolati dell'america del sud.
O di come mio Padre, una sera di poco tempo fa, tornò a casa quasi in lacrime dopo aver visto al cinema Australia, raccontando di come suo Padre visse davvero per qualche tempo nella terra dei canguri, scrivendo le sue giornate su di un diario rilegato in pelle. Prima della seconda guerra mondiale, prima di conoscere Isolina, mia nonna, prima di stabilirsi dalle parti di Castiglione e metter su famiglia. E di come forse un qualche fratello o sorella lontana sia li nell'inconsapevole attesa di ricongiursi con lui.
Forse, chissà...
Sta di fatto che affrontando con la chitarra, lo studio delle ritmiche Latin, Samba e Bossa Nova, mi è tornata alla mente una canzone che ascoltavo sempre quando ero piccolo e che mi faceva piangere tutte le volte. E' proprio grazie al ritornello di questa canzone che chiesi insistentemente a Mamma e Papà di darmi un fratellino o una sorellina.
Non volevo sentirmi solo già all'età di sei anni :)