So chi sono io, anche se non ho letto Freud...

domenica 25 febbraio 2007

Troppo sensibile, cambio umore facilmente e spesso mi viene da piangere ma poi non piango mai. Come quando fai l'amore e sei proprio li li per godere, io sono sul punto di scoppiare. Un eterno aspettare di prendere la prima onda e buttarmi giu per il torrente. Sono anni che mi trovo li e se il mio bicchiere sempre mezzo pieno spesso mi ha fatto dimenticare questa condizione, oggi non ho nessun aiuto per distrarmi seriamente.
Convivono in me tante verità, tante realtà e i miei occhi hanno una valigetta piena di filtri per codificare quello che mi circonda che ormai non riesco più a trovare una sana ingenuità nell'affrontare un paio di semplici ore al bancone di un pub.
L'altra sera ho provato un senso di estraniazione (si dice così?) di inadeguatezza e di solitudine. Non sapevo perchè mi trovassi la e le persone intorno a me che ormai non conoscevo nemmeno più alzavano di gran lunga il livello del mio stato d'animo. Le solite scuse, i soliti discorsi, le solite tristi storie. Siete tristi e mi fate un po pena, tanta quanta me ne faccia io. Qualche sera fa ho ripensato al mio insegnante di educazione artistica delle medie. Un tipo particolare devo dire. Fisicamente mi ha sempre dato l'impressione di uno di quei filosofi greci, infatti aveva una fronte moolto alta con la barba baffi e capelli bianchissimi. Me lo ricordo con addosso un paio di pantaloni grigi perchè a scuola bisognava avere una sorta di abbigliamento istituzionale (più o meno) con una camicia bianca e un maglioncino a rombi quasi da pastore e immancabilmente i sandali con o senza calzini a senconda della stagione. Un vero artista, una persona sensibile e creativa. Solitaria. Scriveva poesie e gioiva quando ci spiegava Michelangelo, anche quando a noi non ce ne poteva fregare di meno.
Mi sento come lui. Traboccante di gioia e euforia quando parlo di me, di quello che mi piace, nel tentativo di instaurare una comunicazione fra le nostre anime divise solo dal nostro corpo. Mente cerco il vero contatto. Forse l'amcizia, la voglia di fare qualcosa insieme. Mi sento come lui, quando quella gioia cade nel vuoto e nessuno intorno a me ha la benchè miniva voglia di incontrarsi. E allora me ne vado con un fuoco dentro che mi scalda e mi compiace perchè so che se dovessi incontrare qualcuno meritevole glielo mostrerei senza esitazione.

Che delirio vero? Ho troppe cose per la testa e forse tutto questo è solo un polpettone mal scritto. Vi lascio. Perchè io quando voglio so partire per poi tornare. Al contrario di voi che vievete le vostre vite nell'attesa di qualcosa che spesso, nemmeno meritate.

2 Commenti:

Helga ha detto...

Capisco sai, sono sensazioni, emozioni che ho vissuto anche io. Come te anche io sono forse "troppo" sensibile. Non mi capita più da un po' di tempo questa sgradevole sensazione di sentirmi un alieno, forse perchè ho imparato a scegliere gli amici o a perdonarli e a razionalizzare quando non si può scegliere. Forse perchè ho imparato a tenere a freno la mia sensibilità ancora a maggior discapito dell'ingenuità e freschezza con cui sarebbe bello accogliere la vita. La cosa che però sono contenta di aver perso per strada è la presunzione.

Anonimo ha detto...

Che ragazzo sensibile!