Non sono un uomo giusto, ma sono giusto un uomo...
domenica 16 agosto 2015
-Capitano!
-Ehilà ragazzo!
-Il cielo è grigio oggi e il mare sembra particolarmente agitato.
-E' vero, ma questa nave è grande e solida. Anche in mezzo a una forte tempesta saprebbe perfettamente come cavarsela.
Stai tranquillo e goditi il su e giù delle onde.
-Eheh, lo sa capitano, è proprio quello su cui ho riflettuto negli ultimi giorni.
Godersi il viaggio e lasciarsi andare.
Non posso certo cambiare l'umore del mare, così come non posso dire al sole di splendere meno perchè fa caldo e ne tantomeno posso comandare al vento quando soffiare.
Riflettevo sul fatto che se nel bel mezzo di una passeggiata mi dovesse sorpendere la pioggia, a cosa serve camminare veloce, tirar su le spalle e abbassare la testa? La pioggia mi bagnerebbe comunque. Potrei cercare riparo, questo si, ma non ha senso tendere i muscoli in maniera innaturale, perchè tanto l'acqua farebbe quello che deve fare in ogni caso.
Allora ho capito: bisogna accettare le cose e vivere nel momento presente per essere consapevoli.
Solo dopo aver raggiunto la consapevolezza è giusto fare il passo successivo e cioè capire ad esempio se è il caso di portarsi dietro un ombrello o se è più giusto rimanere a casa.
-Mi sembrano delle ottime riflessioni ragazzo, continua, mi hai incuriosito.
-Vede capitano, il mio caso è abbastanza semplice.
In uno dei nostri primi discorsi mi lamentavo della mia condizione e davo la colpa a tutto e tutti pur di non vedere la realtà.
E la realtà è che le cose accadono, come una pioggia improvvisa durante una passeggiata.
Anzi, la mia parte più istintiva, aveva gia capito che di li a poco sarebbe venuto a piovere, eppure la parte razionale e forse egoista di me, non solo non ha colto i segnali che si vedeva recapitare, ma addirittura ha voluto continuare la passeggiata fino a farmi bagnare del tutto.
Parliamoci chiaro capitano, io avevo capito che la donna con cui stavo non era la donna giusta per me, pur riconoscendo la sua solarità e bellezza, i suoi lati positivi e tributandole il mio rispetto. Ma la sua mappa dei valori, non era la mia.
Spesso sento dire che ci si lascia perchè si è diversi. Io penso che le storie finiscono quando la mappa dei valori di entrambi non coincide.
Non è perchè io mi interesso di sport e lei di arte che non si va d'accordo, ma piuttosto quali valori ci portano ad amare le cose che ci piacciono e soprattutto se quei valori sono messi in codivisione l'uno con l'altra.
Io sono un tipo che va a fondo nelle cose. Sono una bertuccia curiosa, voglio sapere e mi piace indagare alla scoperta delle cose.
Ma quando a conti fatti non si condivide la semplicità di un film o di una passeggiata lungomare è molto probabile che la situazione che si sta vivendo è figlia di altre esigenze.
Nel suo caso forse, l'esigenza era quella di sfuggire a un dolore, ad un passato troppo forte da sopportare da sola. E la sua mancata consapevolezza l'ha spinta, senza che se ne accorgesse, verso una storia con i presupposti sbagliati.
E' esattamente come l'esempio della pioggia. Voler evitare di bagnarsi senza aver accettato che invece ci si deve bagnare e che solo dopo si può imparare a evitare che questo accada di nuovo.
Se non si ha consapevolezza di se e delle proprie emozioni è facile andare in giro premuniti di ombrello sotto braccio, ma ci allontana dal "Qui ed ora", dalla consapevolezza dei momenti che viviamo e a furia di volerci riparare preventivamente dalla pioggia, dal sole e dal vento, si vive una vita che non è nel presente, ma nella paura del passato e/o del futuro.
Ci si fascia la testa prima di rompersela.
Io in questo periodo ho avuto paura. Tanta capitano, mi creda.
Ho pianto per la paura e per la disperazione.
Perchè ho capito che non stavo costruendo nessuna relazione in maniera consapevole. Famiglia, amore, amici. Nessuno escluso.
Ma la paura mi ha fatto capire che il mio bisogno di essere amato mostra solo la mia incapacità di amare.
Anzi dirò di più, non bisogna confondere "l'amare" con il "prendersi cura".
Le persone spesso confondono il bisogno di essere amate, con il bisogno che qualcuno ogni tanto possa prendersi cura di loro.
E' molto infantile come bisogno ma c'è, esiste.
Anche da adulti.
Tutti abbiamo bisogno che qualcuno si prenda cura di noi. Tutti abbiamo il bisogno di poterci mostrare deboli ed essere accolti e questo è assolutamente un bisogno naturale.
Ed è il mio bisogno.
Troppo spesso ho confuso questo con l'amore. Il fatto che qualcuno, siccome si prende cura di me o di noi, automaticamente vuol significare che ci ami, è sbagliato. Non è così.
Amare non è un'emozione!
Amare è lo stato naturale delle cose, non è un'emozione che ci è stata data o un qualcosa che possiamo ottenere.
E' ciò che ci tiene vivi perchè è molto simile alla fame.
Sei tu a dover mangiare, non esiste la possibilità che qualcuno mangi per te o che ti ami al posto tuo o che ami al posto tuo.
E' una condizione di riconnessione con se stessi l'amore.
Quando tu ami sei pervaso dall'amore e non hai bisogno di essere amato. Certo, continui ad avere il bisogno che qualcuno si prenda cura di te, ma l'amore è un'altra cosa.
Amare è l'esperienza di permettersi si essere "Se". Il fatto che siamo li a sperare che qualcuno ci ami, spesso in realtà è il bisogno naturale che qualcuno si prenda cura di noi. Che ci abbracci, che ci accolga e ci consenta un po' di riposo da tutta questa resitenza che abbiamo nella vita.
Ma questo non è essere amati. E' possibile che chi è in grado di amare se stesso possa amarci.
A volte vedo relazioni o matrimoni che durano da anni, fatte di persone che hanno trovato qualcuno che si prenda cura di loro e che per riconoscenza credono di amare.
Lei mi ha conosciuto in un momento della mia vita in cui ero fortemente centrato ed in equilibrio con me stesso.
Con tutto il rispetto per voi, ma ero il capitano di me stesso :D
Mi amavo e non avevo bisogno di nessuno, il che paradossalmente mi poneva nella condizione perfetta per amare.
Infatti credo che i miei modi di fare e di essere, il modo di rapportarmi agli altri e di parlare, possa aver conquistato lei. Soprattuto in relazione la fatto che prima di me la persona al suo fianco non solo non si amava nel senso che ho appena descritto, ma forse non si prendeva nemmeno cura di lei in modo costante tanto da soddisfare il suo bisogno.
Ora, questa è una trappola in cui cadiamo tutti, sia ben chiaro.
Io stesso ho scambiato le sue attenzioni per amore ed è stato questo a generare dentro di me la "droga dell'innamoramento". Quella condizione speciale e del tutto umana che ti fa superare i conflitti e tutte le cose che non ci piacciono dell'altro, anche se i segnali più evidenti ci passano davanti al naso.
Ma dopo la nostra separazione, se mi fermo a vedere cosa mi ha lasciato, devo purtroppo constatare che non mi ha lasciato niente, ma che anzi, lei ha preso molto, quasi tutto quello che potevo darle. E mi dispiace.
Per questo ora, dopo essermi sentito abbandonato, nel pieno dell'innamoramento, visto che non è durata abbastanza da poter dire di essere stato davvero con lei, dopo la fase della negazione, della rabbia, dell'odio, persino della vendetta e alla fine della depressione, posso finalmente guardare con buon distacco a quanto mi è accaduto.
Sto accettando la pioggia che cade.
Sto svegliandiomi la mattina salutando l'emozione che mi accompagna qualunque essa sia con: «Buongiorno, io sono qui! Si sono qui con te Tristezza, sono qui con te Paura, sono qui con te Solitudine. Sono qui con te per prendermi ciò che tu dal profondo mi porti».
Vede capitano, ora sono quasi al paradosso. Perchè anche se tutto quello che lei ha detto e fatto, non cancella i suoi errori e il modo assolutamente sbagliato di gestire la nostra relazione, riesco quasi a perdonarla sul serio.
Questo non la assolve dall'essersi comportata male con me. Di avermi tradito, deluso e ingannato. Di aver, sono sicuro involontariamente, giocato con i miei sentimenti. Ma nonostante questo, sto imparando molte cose e sto capendo molto di me.
Per questo ora, alla luce di quanto mio malgrado ho imparato, voglio costruire le mie relazioni in maniera più consapevole. D'amore o di amicizia che siano.
Sto rinascendo da me stesso capitano e mi "scivolano i piedi" al solo immaginare cosa ci sarà per me domani.
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Navigando il mare, navigando il cielo, navigando il cuore...
domenica 2 agosto 2015
- Oh capitano, è lei, procede bene grazie.
- Sicuro?
- Ma certo, non si preoccupi.
Anzi, lo sa che mi sono gettato sul teatro?
- Ma dai! Stai preparando qualcosa?
- Si, sono entrato a far parte di ben due progetti, molto diversi fra di loro, ma entrambi entusiasmanti.
Il primo dovrebbe vedere la luce a breve. A proposito capitano, è impegnato venerdì sera? Mi farebbe molto piacere se venisse a vedermi.
- Ti ringrazio per l'invito, vedrò cosa posso fare.
- In ogni caso ci saranno delle repliche. Se non ce la fa questo venerdì, avrà modo di recuperare.
- Ottimo, e l'altro progetto?
- Vedrà la luce il prossimo mese. E' uno spettacolo impegnativo, con un regista importante. Avrò ben due ruoli, con costumi e trucchi diversi. Sarà una bella sfida, non vedo l'ora. E in più parteciperò a un bel workshop teatrale e dulcis in fundo, sto pensando a un progettino tutto mio.
- Sono molto contento per te, vedo che te la stai cavando bene insomma.
- Faccio del mio meglio signore, ma se devo essere sincero fino in fondo, ogni tanto il mio pensiero torna a lei.
Da una parte credo sia normale, dall'altra però questa cosa mi preoccupa un po', perchè ancora non riesco a liberarmene del tutto.
Sa capitano, ho ripreso a cantare e a suonare la chitarra. Spesso la sera mi metto qui sul ponte esterno, accendo qualche candela, mi metto comodo e canto. E capita che mi emoziono a tal punto da avere i brividi. In quel momento sento di essere come la vela di questa nave, gonfia di vento e di vita.
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