E raccontano che lui si trasformò...

lunedì 27 aprile 2009


2. Tempo e perdono

Tim è alla ricerca della Principessa, rapita da un mostro orribile e malvagio.
Questo è successo perchè Tim ha commesso un errore.
Più di uno, anzi. Ha commesso molti errori durante il tempo che hanno trascorso insieme, tanti anni fa. I ricordi sono offuscati, sostituiti da altri ricordi, ma un'immagine gli è rimasta impressa nella memoria: la Principessa che gli girava bruscamente le spalle, la sua treccia che lo sferzava con disprezzo.
Lei ci aveva provato, ad essere indulgente, ma chi può dimenticare una bugia colpevole, una pugnalata alla schiena?
Certi errori cambiano irreversibilmente una relazione, anche se chi ha sbagliato ha imparato dal suo errore e non lo rifarebbe mai. Lo sguardo della Principessa si incupì. E lei divenne più distante.
Il nostro mondo, basato su rapporti di causa ed effetto, ci ha insegnato ad essere avari di perdono, perchè perdonare ci espone al rischio di soffrire. Ma se abbiamo imparato dai nostri errori, se ci hanno fatto diventare migliori, non dovremmo essere premiati per questo, piuttosto che puniti?
Ma se il mondo funzionasse in maniera diversa, potremmo dirle: "Non intendevo dire quello che ho detto" e lei risponderebbe: "Non importa, capisco" e non se ne andrebbe via. E la vita proseguirebbe come se davvero quella cosa non fosse mai stata detta. L'esperienza ci renderebbe comunque più saggi, ma non dovremmo più soffrire per i nostri errori.
Tim e la Principessa passeggiano nel giardino del castello.
Ridono insieme, inventando nomi per uccelli colorati. Gli errori dell'uno sono nascosti all'altro, al sicuro tra le pieghe del tempo.


3. Tempo e mistero

Tanti anni fa, Tim aveva lasciato la Principessa. L'aveva baciata sul collo, aveva preso la borsa da viaggio e se n'era andato. In parte, rimpiange di averlo fatto. Ora si è rimesso in viaggio per trovarla, per dimostrarle quanto sia stato triste andar via, ma anche per dirle quanto sia stato bello.
Per molto tempo, aveva pensato che la loro fosse una relazione perfetta. Lui ferocemente protettivo, correggeva i suoi errori prima che influissero su di lei. Lei, a sua volta, tenendo a freno i suoi errori lo compiaceva in tutto.
Ma crogiolarsi nel conforto dell'amicizia può avere gravi ripercussioni. Per renderti perfettamente felice, lei deve capirti perfettamente. E non puoi sottrarti alle sue aspettative, o alla sua influenza. La sua benevolenza ti ha circoscritto e la tua vita non riuscirà mai dalla mappa che che lei ha tracciato.
Tim non voleva essere manipolabile. Voleva una speranza di trascendenza. Aveva bisogno, a volte, di essere immune al tocco amorevole della Principessa.
In lontananza, Tim vide un castello dove gli stendardi guarriscono anche quando il vento si è spento, e il pane in cucina è sempre caldo. Un posto un pò magico.


4. Tempo e luogo

A pranzo dei genitori, un giorno di festa, a Tim sembrò di essere tornato indietro nel tempo a quando viveva sotto il loro letto, oppresso dall'ostinazione con la quale i suoi si aggrappavano a valori per lui privi di senso. Sporcare la tovaglia di sugo bastava a scatenare un battibecco, a quei tempi.
Cercando sollievo nella fresca brezza, Tim si avviò verso l'università che aveva frequentato dopo aver lasciato la casa dei suoi. Via via che si allontanava da quell'ambiente soffocante, sentiva gli imbarazzi dell'infanzia dissolversi nel passato. Ma riviveva ora tutte le insicurezze dei giorni dell'università, tutto il panico del barcamenarsi nelle relazioni sociali.
Tim accolse con sollievo la fine della visita: nel presente, seduto nella sua casa e immerso nelle contraddizioni, si scoprì molto migliorato rispetto al passato.
Giorno dopo giorno, migliorandosi, si avvicina sempre di più alla Principessa. Se lei esiste-e deve esistere!-trasformerà lui, e tutti gli altri.
Durante il viaggio sentì che ogni luogo evocava un'emozione, e ogni emozione un ricordo: un tempo e un luogo. Non poteva allora accadergli di incontrare la Principessa quella sera stessa, semplicemente vagando e ascoltando le proprie sensazioni? Una pista di sentimenti, di timore e ispirazione, avrebbe potuto condurlo a quel castello: in futuro, stretto nel suo abbraccio, il suo eccitante profumo crea un momento così intenso da riportarlo al passato.
Il mattino dopo, Tim uscì subito di casa, diretto verso qualunque cosa il giorno gli riservasse. Sentiva qualcosa di simile all'ottimismo.


5. Tempo e decisione

Lei non aveva mai del tutto compreso i suoi impulsi, quell'intensità che, col tempo, aveva cesellato rughe sul suo viso. Non gli era mai abbastanza vicina, ma lui la stringeva come se lo fosse, bisbigliandole all'orecchio parole che solo un'anima gemella dovrebbe ascoltare.
Terminata la cena, entrambi compresero che il momento era arrivato. Lui avrebbe detto: "Devo trovare la Principessa", ma non ce ne fu bisogno. Con un ultimo bacio, si mise in spalla la sacca da viaggio e se ne andò.
Per tutte le notti che seguirono, lei continuò ad amarlo come se fosse rimasto li a confortarla e proteggerla, e al diavolo la Principessa.


6. Esitazione

Forse, in un mondo perfetto, l'anello sarebbe un simbolo di felicità. E' un segno di eterna devozione: anche se non troverà mai la Principessa, lui continuerà a cercarla.
Continuerà a indossare l'anello.
Ma l'anello afferma la propria presenza. La luce che emana è come un avvertimento. Tiene lontane le persone. Sospetto, diffidenza. Le interazioni cessano prima ancora che Tim apra bocca.
Col tempo, impara a trattare gli altri con prudenza. Imita il loro incedere esitante, aprendosi con delicatezza un sentiero attraverso le difese. Ma è stancante, e funziona solo in parte. Non gli procura ciò che gli serve.
Tim comincia a nascondere l'anello in tasca. Ma non lo sopporta: se restasse nascosta troppo tempo, quella parte di lui potrebbe soffocare.

Dimmi quand'è...

sabato 18 aprile 2009

Dimmi quand'è l'ultima volta che ti sei fermato un po',
dimmi quand'è l'ultima volta che ci hai riso un po' su
e quella volta che tuo padre era lì
o quando hai detto di no,
dimmi quand'è che hai vissuto le piccole cose
che fanno grande la tua vita

Dimmi quand'è l'ultima volta che sei stato un po' da solo serenamente
e per un amico hai dato tutto di te,
l'ultima volta che hai ascoltato tuo figlio
spegnando quella tv.

Dimmi quand'è che ti sei divertito davvero,
prova a dirmi quand'è che hai gettato ogni dubbio nel vento,
dimmi quando tu hai fatto più felice il bambino che hai dentro
e hai vissuto le piccole cose col gusto pieno della vita.

Dimmi quand'è che ti sei divertito davvero,
prova a dirmi quand'è che hai lasciato i rimpianti nel vento,
dimmi quando tu hai fatto più felice il bambino che hai dentro
e hai vissuto le piccole cose lungo gli incontri della vita.

Non so come...

lunedì 13 aprile 2009

Non so come tu canti, mio signore!
Sempre ti ascolto
in silenzioso stupore.
La luce della tua musica
illumina il mondo.
Il soffio della tua musica
corre da cielo a cielo.
L'onda sacra della tua musica
irrompe tra gli ostacoli pietrosi
e scorre impetuosa in avanti.

Il cuore anela di unirsi al tuo canto,
ma invano cerco una voce.
Vorrei parlare, ma le mie parole
non si fondono in canti
e impotente grido.
Hai fatto prigioniero il mio cuore
nelle infinite reti
della tua musica.

Terremoto...

lunedì 6 aprile 2009

Credo d'averti visto in sogno...

Credo d'averti visto in sogno
prima di conoscerti,
tali sono le precognizioni
d'Aprile
prima della pienezza
primaverile.

La visione avuta da te
non è venuta
quando tutto era impregnato
dal profumo del sal fiorito,
quando lo scintillare
del fiume al tramonto
aggiungeva una frangia
al biondeggiare della sabbia,
quando i frastuoni
dei giorni estivi
vagamente s'intrecciavano?

Sì, ironica e sfuggente
è stata la visione
che ho avuto del tuo viso,
in ore evase
da ogni realtà!

E mentre l'alba arriva mi sento su, anche se il cuore duole. Dovrei fare un brindisi agli amici assenti, invece che farlo per questi commedianti...

venerdì 3 aprile 2009

Quando lessi Watchmen la prima volta probabilmente non capii nemmeno tanto bene di cosa parlasse perchè tanti, troppi erano i messaggi e le sottotrame delineate che era difficile da digerire e assimilarle tutte assieme. Specialmente per un ragazzo come me, non particolarmente avvezzo alla lettura. Però mi piacque talmente tanto che non finii mai di leggerlo. Eh si, su dodici capitoli mi fermavo puntualmente al decimo. Volevo che per me fosse eterno, immortale. Leggerlo tutto, avrebbe significato consumarlo, finirlo per l'appunto. Beh, io non volevo finisse, tutto qua. Con gli anni poi però lo dimenticai sul mio pianoforte tra altre letture e certi dischi, ma ciclicamente mi ritornava alla mente un particolare.
Nei più livelli di lettura, tra le varie vicende raccontate, ce n'era una con protagonista un ragazzino seduto ai piedi di un edicola, tutto intento a leggere un fumetto chiamato "I racconti del vascello nero" dove vi erano narrati i disperati tentativi di un naufrago di ritornare alla propria casa per avvertire i suoi cari dell'imminente arrivo del Vascello Nero, una nave fantasma pirata la cui ciurma è composta da morti sanguinari.
Era la prima volta che leggevo qualcosa di metanarrativo, visto che queste storie andavano a incastrarsi con quella principale. Fu leggendo quelle pagine che diedi un significato al famoso "Montaggio Analogico" di Fantozziana memoria eh eh. Un fumetto dentro una grafic novel! Un'assoluta novità per me.
La possibilità di raccontare per analogie, entrò talmente a fondo nel mio immaginario che più di una volta ho volutamente dato una sorta di significato alla cose che mi accadevano nella vita, mettendo in gioco e coltivando un personale fatalismo. Una predestinazione nelle cose, sublimata infine dall'avvenuta conoscenza della "Leggenda personale" tanto cara a Cohelo.