Comunque si va avanti, ci si alza dalla sedia, perchè per tutti quanti questa vita è un po' commedia...

venerdì 24 luglio 2015

Si apre il sipario e si chiude un ciclo della mia vita.
Il risveglio, specie dopo l'illusione, è duro, un calcio in faccia. Mi chiedo che occhi e che cuore ho e perchè non sono in grado di "vedere" le cose prima, invece che sempre dopo.
Domande inutili.
In questo monologo c'è tanto, tantissimo di me e ad occhi sensibili sarà facile capire di cosa e a chi sto parlando.
Tutti gli altri ascolteranno un aspirante dottore che parla agli studenti.
Un ultimo inchino signori.
Il viaggio continua.

Dal mare venni e amare mi stremò...

mercoledì 22 luglio 2015

- Figliolo!
- Oh, salve! Lei dev'essere il capitano della nave.
- Si, sono io. Ho sentito parlare di te e del fatto che te ne stai qui a fissare il mare. Ho pensato di venire a farti visita in un momento di pausa.
- I capitani fanno pausa?
- Abbiamo una grande responsibilità nel comandare navi grandi come questa, ma siamo esseri umani anche noi. Ogni tanto dobbiamo riposare e svagare un po' i pensieri.
- Ha ragione. Per caso sto facendo qualcosa di male rimanendo qui?
- No. Non ci sono leggi su questa nave che possono impedirti di stare qui a poppa a scrutare l'orizzonte, ma forse una legge da marinai si.
Vedi figliolo, anche a me è capitato di provare le stesse cose che stai provando anche tu. La scia di onde che le eliche di questa nave producono navigando è ipnotica, affascinante per certi versi. Ed è molto romantico cercare di ricostruire i metri e poi le miglia che ormai ti separano dalla costa. Ma è inutile oltre che una gran perdita di tempo. E so che sei abbastanza in gamba da sapere che il tempo è la moneta più preziosa che abbiamo. Perchè sprecarla così?
Da qui hai per l'appunto una visione del tempo che passa, ma non hai accesso alle possibilità che il viaggio ti offre.
Vedi, quell'isola laggiù a destra? So che li fanno il miglior distillato di avocado di tutti i sette mari. Magari avresti voluto scendere li, ma l'abbiamo superata e questa nave non torna indietro.
Mi capisci?
- Credo di si.
- Pensa invece a cosa potrebbe succedere se invece di restare a poppa, scrutassi l'orizzonte a prua!
Avresti modo di godere del sole che nasce invece di quello che muore. Di vedere per primo le isole che potrebbero piacerti e finalmente avere il desiderio di scendere e andare dove ti va.
- Capitano, posso essere sincero con lei?
- Ma certo!
- Mi sento deluso, tradito e soprattutto ingannato. Ecco perchè sono bloccato qui. Con tutto il mio rispetto per lei, fosse stato per me non mi sarei imbarcato su questa nave, ma avrei proseguito il viaggio che avevo iniziato. Ma qualcosa non andava, sembrava non esserci una rotta, si navigava senza mordente. Non sono stupido e ho notato subito la cosa e l'ho affrontata, perchè se non fosse stato per me avrei rischiato non so per quanto tempo, di viaggiare inutilmente. E forse il risultato sarebbe stato ancor più disastroso.
E così ho dovuto verbalizzare quello che non veniva detto, ho dovuto interrompere il viaggio che non nessuno avrebbe interrotto e ho dovuto imbarcarmi nuovamente.
Tutto da solo.
Ancora una volta.
Senza risposte valide, senza parole precise, e senza avere un vero motivo.
Ho dovuto andarmene lentamente, come una nave quando muove i suoi primi sentimenti, i suoi primi metri dal porto. Lentissimi perchè sei ancora li, è ancora tutto davanti a te.
Sono però consapevole del fatto che è stata una benedizione capire subito la situazione ed essermi fermato in tempo.
Ora, lei ha ragione e seguirò da questo preciso momento in poi il suo prezioso consiglio, ma voglio fissare per un ultima volta questo orizzonte e poi dimenticarlo. Quel viaggio non mi ha dato nulla che valesse la pena di essere ricordato. Quelle poche cose che conservo voglio buttarle in mare, non hanno più nessun valore per me.
Ho capito molte cose in queste settimane. Tutte molto importanti per me e per il mio viaggio. So cosa voglio e cosa non voglio.
- Bravo ragazzo, così mi piaci. Sono sicuro che qualcosa di entusiasmante per te, è proprio dietro l'angolo.
Anzi, a tal proposito mi è giunta voce che...

Ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te? C'è qualche cosa di diverso adesso in me...

domenica 19 luglio 2015


Lentamente passano i giorni e dalla poppa di questa nave non si vede più la costa. Tutto intorno c'è solo mare e cielo. E io non trovo ancora il coraggio di staccarmi dal fondo di questa imbarcazione, per trovare un posto comodo e godermi il viaggio, ovunque esso mi porterà.
Ma so che passeranno altri giorni, e passeranno lentamente e prima o poi dimenticherò anche il motivo che mi tiene incollato qui.
Ogni tanto passa qualcuno per di qua con cui scambio due parole, ma poi torno a scrutare l'orizzonte. Fa caldo, un caldo assurdo. Si suda da fermi e si fa fatica a fare qualsiasi cosa.
Di cosa mi parla quest'afa? Cosa vuole dirmi?
Non ho certo il potere di comandare i venti e il tuono. Non posso far andare via questo caldo. Non è nemmeno lontanamente nelle mie possibilità. Infatti non mi lamento come fanno gli altri. Lo accetto, così come ho accettato di salpare mio malgrado verso l'ignoto.
Fa caldo è allora? Se voglio un po d'ombra la trovo! Mi sposto dal fondo di questa nave e magari me ne vado in cabina. Oppure in sala da pranzo o salgo sul ponte più alto.
Fa caldo ma non mi lamento. Mi spiace per quella gente che mi passeggia accanto e che sbraita per un non nulla. Su questa barca c'è spazio per tutti. Si può passeggiare tranquillamente e senza fretta. Non c'è bisogno di prendersela per ogni cosa.
Fa caldo ma inizio a capire che invece di pensare a come potrei evitare di sudare, potrei escogitare un modo per sfruttare questa situazione a mio vantaggio.
Mentre ci rifletto mi viene in mente una storiella che voglio raccontarvi.

Una giovane ragazza stava attraversando un periodo particolarmente difficile, costellato da continue delusioni. Come spesso capitava in questi momenti la giovane un pomeriggio iniziò a parlare dei suoi problemi con la mamma. Era ormai stanca di lottare: ogni problema che riusciva a superare (a fatica) era seguito a ruota da un’altra situazione critica che assorbiva ogni sua energia residua. Dopo quasi mezz’ora di lamenti, la ragazza confessò che era pronta ad arrendersi.
La mamma ascoltò a lungo la figlia ed infine le chiese di seguirla in cucina. Senza sprecare parole, la donna prese tre pentolini, li riempì d’acqua e li mise sui fornelli. Quando l’acqua incominciò a bollire in uno mise delle carote, nell’altro delle uova e nell’ultimo dei chicchi di caffè.
Dopo un tempo che sembrò infinito per la giovane figlia, la donna spense i fornelli e tirò fuori le carote adagiandole su un piatto, poi scolò le uova e le ripose in una scodella ed infine, utilizzando un colino, filtrò il caffè e lo versò in una tazza. Completate queste operazioni, la donna si rivolse alla figlia e le domandò: “Cara, dimmi, cosa vedi qui sul tavolo?“
“Vedo delle carote, delle uova e del caffè. Cos’altro dovrei vedere?!” rispose la figlia perplessa. La donna chiese allora alla giovane ragazza di toccare le carote, che erano diventate cedevoli, la invitò poi a rompere un uovo, che era ormai diventato sodo ed infine le fece annusare e assaporare la tazza di caffè fumante, che sprigionava un’aroma ricco e profumato.
La ragazza, ancor più confusa chiese alla mamma: “Non capisco, cosa dovrebbe significare tutto questo?”
La madre sorrise e le spiegò che sia le carote, sia le uova, sia i chicchi di caffè avevano affrontato la stessa identica “sfida”: l’acqua bollente. Ma avevano reagito in maniera differente. La carota, forte e superba, aveva lottato strenuamente contro l’acqua, ma ne era uscita debole e molle. L’uovo, liquido al suo interno e dal fragile guscio, si era indurito. I chicchi di caffè, infine, avevano avuto una reazione del tutto diversa: nonostante la bollitura, erano rimasti pressoché identici a sé stessi, in compenso avevano trasformato l’acqua bollente in una bevanda dal gusto irresistibile.
Con dolcezza la donna tornò a rivolgersi alla figlia, ponendole una domanda:
"So che hai avuto molte delusioni, ma sta a te scegliere come reagire a questi eventi della vita: vuoi essere come la carota, all’apparenza forte, ma debole ed incapace di reagire alle difficoltà? Vuoi essere come l’uovo, tenero e fragile, ma che si indurisce ed è incapace di esprimere sé stesso quando è sotto pressione? Oppure vuoi essere come un chicco di caffè, che è in grado di immergersi nelle avversità ed accettare le delusioni, esprimendo il suo miglior aroma e sapore quando il mondo intorno a sé raggiunge il punto di ebollizione?
Le persone che hanno imparato ad essere felici non sono certo quelle che non hanno mai provato una cocente delusione. No, queste persone, nonostante le avversità, hanno saputo prendersi il meglio della vita, trasformando problemi e delusioni in opportunità di crescita. Quando sei immersa nell’acqua bollente e la delusione ti brucia, puoi scegliere se rammollirti come una carota, indurirti come un uovo o sprigionare il meglio di te come un chicco di caffè, trasformando le difficoltà stesse in qualcosa di superbo."
Capito ora?
:D

mercoledì 15 luglio 2015


Mirko Modesti - Che cos'è l'amore (Reading)

So che te ne andrai dove il mondo va...


A volte, nel pieno di una battaglia che sembra non avere fine, il guerriero ha un’idea e vince in pochi secondi. Allora pensa: “Perchè ho sofferto per tanto tempo, in un combattimento che avrebbe potuto risolversi con la metà dell’energia che ho sprecato?” In verità, ogni problema, una volta risolto, sembra molto semplice. La grande vittoria, che oggi appare facile, è il risultato di una serie di piccoli successi che sono passati inosservati. Allora il guerriero capisce ciò che è accaduto, e dorme tranquillo. Invece di colpevolizzarsi per il fatto di avere impiegato tanto tempo ad arrivare, gioisce sapendo che infine è giunto alla meta.

Apro con questa citazione da un librino che lessi qualche anno fa "Il manuale del guerriero della luce" di Coelho, pieno di precetti e insegnamenti tra il buon senso e la fede. Niente di impegnativo o chissà che ma che forse, in un epoca di superficialità estrema, tra un buon consiglio e un punto di vista diverso sulle cose, può fare davvero miracoli.
Eureka!
Questo è quello che mi viene da dire, da gridare anche, perchè no! Eureka!
Non è un periodo dei migliori questo, eppure... eppure forse lo è!
Mi viene da dire addirittura che è una benedizione.
Perchè nella difficoltà che mi trovo a vivere, sto capendo un sacco di cose di me, su chi sono e su come sono. Ma non solo, perchè la mia attenzione è rivolta anche al di fuori di me.
Lavoro, seguo le mie passioni e me ne vado al mare a prendere un po di sole.
E spesso, passo del tempo a riflettere su diversi aspetti della mia vita.
Delle volte lo ammetto, mi sento come una mosca che tenta inutilmente di uscire dal vetro della finestra e che continua a sbattere sulle stesse domande. Poi, un po' per caso e un po' per fortuna, capisco che qualche passo più in la, la finestra è aperta e finalmente ho la possibilità di avere un punto di vista davvero nuovo, che in pochissimo tempo mi darà la soluzione che cerco.
Ho deciso di spendere questa calda estate a farmi le giuste domande per poi provare a trarre qualche risposta al cambio di stagione.
Come un novello filosofo Ateniese farò delle lunghe passeggiate. Qualche volta mi sentirò triste, ma tutte le altre volte no.
:)

Forse un mondo uomo, sotto un cielo mago, forse me...

sabato 11 luglio 2015

Ho bisogno della mia famiglia.
Per troppo tempo l'ho trascurata. Devo andare da mia mamma più spesso, parlare con lei o semplicemente starla ad ascoltare.
Non va bene e non è giusto che ci vada solo adesso.
Perchè mi sento solo o perchè non so che fare. Rispettare ed accettare che quando capiterà, non sarà sempre pronto in tavola. Perchè fa caldo e vorrà stare al mare o perchè è al bingo per giocarsi qualche cartella. Perchè vuole distrarsi o per qualsiasi altro motivo. Non importa.
Ho bisogno di mio padre che è una persona gigantesca, immensa, inarrivabile. E io sono come lui, ma nonostante questo devo e voglio rispettare il suo passato, il suo vissuto.
Quello per cui ha pianto e lottato. Tutto quello di cui ha avuto paura e quello per cui è andato fiero. Per quello che ha costruito giorno dopo giorno, nonostante tutto e tutti e nonostante anche me, che spesso da figlio stupido, inegenuo e ingrato, gli sono andato contro.
E perdonarlo se non è sempre si è comportato bene con me.
E' un uomo.
Come me.
E io sono come lui.
Un leader, un uomo con le palle di marmo.
Un carrarmato.
Ho bisogno di mia sorella, che è la mia parte sensibile e, per certi aspetti, indifesa di me.
Esserci sempre per lei.
Fino a quando avrò fiato in corpo.
Per lei, per suo figlio e per chi sarà al suo fianco.
Ho bisogno dei miei amici, quelli che se ci rifletto bene, sono nelle parole che dico più spesso.
Quelli che cito quando devo far simpatia a qualcuno.
O quando voglio sentirmi a casa.
Quelli a cui voglio bene.
Egocentrici, coglioni, artisti, creativi, negativi e positivi.
Charlie Brown e Paladini.
Io sono loro e loro sono me. Siamo cresciuti insieme e anche se non dovessimo vederci più, io continuerò a crescere con loro. Per sempre.
Ho bisogno della donna che amo. Perfetta e imperfetta. Forte e debole. Intelligente e stupida. Con il suo passato e il suo presente. Voglio essere il suo futuro.
Oggi.
Non domani.
Sperando scelga di amarmi.
E se non è lei, allora andrò la ricerca di quella giusta.
Ho bisogno di tutti voi, per dare un senso alla mia vita. Per dare uno scopo alla mia sensibilità, alla mia profondità. Per dare un peso alla mia felicità.
Per avervi incontrato e vissuto.
E per avere la forza e l'incoscenza di mettere al mondo un figlio.
Questo è lo scopo ultimo, questa è la vita.

E giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai, vedrai, vedrai...

venerdì 10 luglio 2015

Vorrei scrivere un sacco di cose stasera. Cose buone, cose che ho pensato in questi giorni. Ma mi limiterò a un paio di pensieri in ordine sparso.
Mi sento come fossi sopra una nave che é appena salpata per un nuovo viaggio dall'esito ignoto. Ad ogni giorno che passa, la riva si allontana e il suono della costa e delle persone che vi abitano, si fa sempre più lontano. Mi spiace, ma il richiamo di un nuovo orizzonte tutto da scoprire, si fa largo dentro di me.
Mi sento più forte di ieri e meno di domani.
Sento di amarmi per quello che sono e soprattutto per quello che non sono.
So che comunque andranno le cose, prima o poi il tempo mi darà una spiegazione e una ragione. Ma non per una insensata speranza nel futuro, ma perché da tempo ho capito che l'istinto non mente mai. E in più di un'occasione, quando tutto intorno a me cercava di convincermi del contrario, mi ha dato la riprova che quello che sentivo era giusto.
Questa sera c'è un bel vento.
Sono sereno.

Vivere, cadere e vivere, rialzarsi, vivere e ricominciare come la prima volta...

sabato 4 luglio 2015


Da che punto della nostra storia potrei iniziare per descriverne la fine? Dall'inizio?
É doloroso per me farlo, ma devo strapparmi quel po' di anima per poter avviare un processo di guarigione serio. Perché l'amore a volte si comporta proprio come una malattia ed é difficile guarirlo. Ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti, ci siamo amati e per un breve istante siamo stati felici. Sono stato me stesso sempre e nell'esserlo ti ho dato tutto quello che sono in grado di dare e tu hai saputo darmi quello che finora nessuna mi ha mai dato. Sembra un affermazione esagerata, ma é vera. La nostra relazione era alla pari, come tutte le relazioni devono essere, e che forse ne io e ne te abbiamo mai avuto in passato. Chissà se proprio questo, per assurdo, é stato il motivo della tua confusione. Una confusione che ha generato in me pensieri come mostri e zone d'ombra che lentamente hanno logorato entrambi.
Io credo, o comunque ho bisogno di crederlo, che ad un certo punto tu abbia avvertito che non c'era quel sentimento che sarebbe bastato a vivere insieme serenamente. Che i fantasmi del tuo passato hanno contribuito a incasinarti la vita. E che non hai saputo dirtelo e di conseguenza dirmelo.
Sulla base di questo ho pensato che é giusto perdonarti. Lasciarti andare dentro di me, senza farmi più domande e senza farle a te, perché non hanno nessuna risposta. Perdonarti e basta. Sei un essere umano anche tu, con i tuoi sbagli e le tue imperfezioni. Perdonarti e infine trasformare questa situazione in una conquista per me. Una vera tabula rasa di pace, senza rancore e risentimento verso di te e per il male che purtroppo comunque, involontariamente mi ha fatto.
Una parte di me vorrebbe che proprio nel momento del commiato, quando lacrime pure e sincere si affacciano sotto gli occhi, nell'ora più buia e nella caverna più oscura, tutto cambiasse come per magia, come una favola Disney.
Ma le favole non esistono, mentre le storie finiscono e rinascono tutti i giorni e si va avanti.
Sto facendo una fatica enorme in questo periodo, ma voglio farcela!
Io non posso, io non devo, io non voglio arrendermi.