Tra il dire e il fare c'è di mezzo "e il"...

martedì 4 agosto 2009


Probabilmente mi faccio troppi problemi e dovrei imparare a lasciarmi andare un po di più. E altrettanto probabilmente me lo sarò detto centinaia di volte.
Riconosco che spesso sono troppo metodico e preciso. Quando faccio una cosa la faccio seguendo un criterio che il più delle volte è solo paranoia o maniacalità pura.
Dovrei importarmene di meno di quel che può pensare il prossimo ad esempio, e forse qualcosa la sto gia facendo, e imparare a prendere la vita così come viene.
Ultimamente tra le altre cose mi è capitato di sentire o di utilizzare spesso il termine Assertività. Cito testualmente da Wikipedia:
"L'assertività (dal latino "asserere" che significa "asserire"), o asserzione (o anche affermazione di sé), è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni.
Secondo gli psicologi statunitensi Alberti ed Emmons, si definisce come «un comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui»."

Aggiungo ed estendo il concetto anche alla capacità di relazionarsi col prossimo in modo tale da limare attriti durante una conversazione. Ma forse questa è un'accezione di tipo lavorativo. Una sfumatura che io personalmente metto in pratica quando devo svolgere il mio lavoro di consulenza e vendita.
Beh, in ogni caso ultimamente ho riflettuto molto sulla presenza o meno di questa capacità tra le mie carte da giocare con le persone.
Mi è capitato in queste settimane di mettere insieme un trio di spettacolo con musica dal vivo e cabaret, dove io ovviamente mi occupo della parte musicale e gli altri due del cabaret.
La mia difficoltà in fase di preparazione e gestione è stata quella di mettere a disposizione il mio bagaglio di esperienze di anni e anni di serate, tra pianobar, animazione turistica, per bambini, adulti e chi più ne ha più ne metta, cercando di non risultare pesante o di prevaricare il pensiero di chi magari ha meno esperienza di me.
Ma non sempre ci sono riuscito, anzi. Il più delle volte mi sono sentito quasi in colpa per aver espresso la mia sciogliendo le catene a qualche discussione.
Domanda. Io che aspiro a un comportamento assertivo è giusto che debba soffrire della mancanza di disponibilità degli altri? Possibile che io mi sforzi sempre di capire, non riuscendoci evidentemente, mentre gli altri pensano solo al proprio tornaconto?
In ogni caso, è possibile che io incontri sempre i matti? Non dico uno che mi deve dare ragione, ma non è nemmeno possibile che i soggetti li becco tutti io.
Con le donne ormai ci ho rinunciato, mi dichiaro sconfitto. Stop. Ma pensare di non avere la benchè minima soddisfazione anche da altri tipi di rapporti è dura da accettare.

2 Commenti:

Massimo ha detto...

Un mio amico una volta ha formulato il "teorema della fascia" applicato al mondo del fantacalcio: "data una fascia, un terzino che la difende, e un'ala che attacca, la somma dei voti della gazzetta resta costante".

Ad esempio: se l'ala gioca bene, ad esempio prende un 7, vuol dire che il difensore non ha difeso bene, e il giornale gli da un 5. Totale 12.

Evidentemente la somma tra quanto dai tu e quanto danno gli altri è costante; è forse il caso di dare meno, sperando che gli altri siano portati a dare di più?

Giuseppe ha detto...

Non fa una piega!