Son figlio unico, la mia casa è vuota senza te...

martedì 5 maggio 2009


Non so perchè, ma negli ultimi giorni sono passato per ben tre volte davanti la mia prima casa a Montesilvano, quella dove ho vissuto per i primi cinque anni della mia vita. E' una piccola villetta di color rosso terracotta, molto semplice con un piccolo giardino davanti. Eravamo in affitto al primo piano, coi proprietari al piano terra e ci vivevamo in quattro: io, mia mamma, mio padre e mio nonno materno.
Papà era ancora un giovanotto sfuggito alla campagna con tanta determinazione e spirito di sacrificio. Mio nonno aveva l'aria di un nobile caduto in disgrazia, e mia mamma invece ma la ricordo da giovane come una Candy Candy. Ricci biondi, un vestitino a fiorellini uscito dai film del dopoguerra e un paio di stivali da ragazza cattiva.
Potrà sembrare esagerato ma all'inizio in casa avevamo un tavolo e una sedia e poco più oltre alla pensione di mio nonno. Infatti Papà per guadagnare cominciò a fare il venditore porta a porta per una ditta che lo spediva per intere settimane ora in Umbria, ora nelle Marche, vendendo corsi di formazione come tecnico installatore di pannelli solari.
Tutte le volte che ripenso a come un giovanotto, vagamente somigliante a Celentano e con una sola terza media, abbia potuto fare la fortuna che ha fatto, rimango quasi male per il confronto. E' schiacciante!
Da un certo punto di vista la storia della mia famiglia ha dell'incredibile che magari un giorno potrei romanzare un po. Magari ne viene fuori qualcosa di interessante :)
Per non parlare delle vecchie generazioni. Se mia Mamma non mi ha preso in giro, forse dovrei raccontare di come mio nonno in realtà era davvero un nobile caduto in disgrazia. Una storia che sembra uscita fuori da una telenovelas, fatta di ricche produzioni di caffè in paesi lontani e assolati dell'america del sud.
O di come mio Padre, una sera di poco tempo fa, tornò a casa quasi in lacrime dopo aver visto al cinema Australia, raccontando di come suo Padre visse davvero per qualche tempo nella terra dei canguri, scrivendo le sue giornate su di un diario rilegato in pelle. Prima della seconda guerra mondiale, prima di conoscere Isolina, mia nonna, prima di stabilirsi dalle parti di Castiglione e metter su famiglia. E di come forse un qualche fratello o sorella lontana sia li nell'inconsapevole attesa di ricongiursi con lui.
Forse, chissà...
Sta di fatto che affrontando con la chitarra, lo studio delle ritmiche Latin, Samba e Bossa Nova, mi è tornata alla mente una canzone che ascoltavo sempre quando ero piccolo e che mi faceva piangere tutte le volte. E' proprio grazie al ritornello di questa canzone che chiesi insistentemente a Mamma e Papà di darmi un fratellino o una sorellina.
Non volevo sentirmi solo già all'età di sei anni :)

0 Commenti: