One more cup of coffee...

martedì 15 dicembre 2015

- Ogni tanto scopro l'acqua calda, ma nonostante ciò è sempre una scoperta sensazionale.
- A cosa ti riferisci?
- A questa macchinetta per fare il caffè, la classica Moka italiana. Ne avrà sicuramente sentito parlare anche lei capitano.
- Ah si... si.. le migliore storie che potrei raccontarti ragazzo, partono proprio dall'Italia.
Da Venezia per la precisione.
A Venezia ci sono tre luoghi magici e nascosti. Uno è in Calle dell'amor degli amici; un secondo è vicino al Ponte delle Meravegie; il terzo in Calle dei Marrani a San Geremia in ghetto. Quando i veneziani, e qualche volta anche noi maltesi, siamo stanchi delle autorità costituite, ci rechiamo in uno di questi luoghi segreti e aprendo le porte che stanno nel fondo delle corti, ce ne andiamo in posti bellissimi e in altre storie.
- E magari aprendo una di quelle porte potremmo imbatterci in una vecchia signora che prepara il caffè. 
- Ah si... si... una leggenda narra che il caffè fu scoperto nel 300 dC da un pastore di capre etiope di nome Kaldi. Una mattina al sorgere del sole, Kaldi si preparò per il suo cammino quando il suo gregge cominciò febbrilmente a mangiare bacche rosse e verdi da un cespuglio basso. Piene di energia e con un carisma insolito, le capre cominciarono a ballare, sollevando le zampe in uno stato apparentemente gioia.
Kaldi provò i chicchi.
Dopo aver provato gli effetti immediati di prontezza e di energia costante, ha condiviso la notizia della nuova “bacca meravigliosa” con la gente del suo villaggio e la parola si diffuse rapidamente. Ciò indusse i commercianti arabi nella regione a portare a casa i chicchi per le loro piantagioni e così ebbe inizio la coltivazione di piante di caffè.
Al momento del raccolto, i contadini facevano bollire i chicchi, creando un elisir liquido, che hanno chiamato “Gahwa”, traducibile come “inibitore di sonno”.
- Seguendo il metodo italiano, prendendo una Moka, riempiendone la caldaia di acqua, ma non oltre la valvola laterale. E poi nel filtro, senza pressarlo, mettendo del caffè macinato grosso e poi chiudendo e avvitando il bricco superiore e ponendo il tutto su di un fuoco lento, dopo qualche minuto di attesa, vedremmo fuoriuscire la famosa bevanda.
Ma una Moka nuova di pacca, fa sempre un caffè acerbo. Si dice che non vada mai lavata col sapone ma solo sciacquata in acqua corrente. Ma una cosa è sicura: deve fare diversi caffè prima di iniziare a dare i suoi frutti. Io stesso ho provato tante volte prima di produrre un buon caffè.
Senza contare che ogni Moka è diversa dall'altra, per fattura, per capienza di acqua e per forma. Immagino che debba maturare una sua esperienza per capire come sfruttare la pressione al suo interno, come convogliarla per sprigionare tutti gli aromi e preparare buone tazze di caffè ogni volta che lo si desidera.
Capisce ora capitano?
- Si... si... (sorride)
Fammi un buon caffè ragazzo.
- Ma certo!

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