Ero li che camminavo sul ponte più alto della nave per godermi l'attimo presente e guardarmi il panorama, quando mi imbatto in una vecchia conoscenza.
Un'amica.
Una bella ragazza che avevo conosciuto circa un anno fa, per caso, in una sera di passeggio nelle zone vecchie della mia città e che non ho visto più perchè un'altra ragazza poco dopo, mi stregò gli occhi e il cuore, distraendomi da tutto e da tutti.
Forse persino da me.
Mi fermo a scambiare due parole, le solite, quelle di circostanza. Ma al "come stai", l'attimo di esitazione mi dice già tutto.
«Non sto un granchè».
«Perchè?» le chiesi io.
E lei mi rispose «Se per fortuna non è un lutto, ne una malattia, cosa altro potrebbe essere?!»
E capisco.
Strano, di solito sono sempre quello che casca dal pero.
Ma non ci voleva certo un genio e poi stavo attraversando un periodo simile al suo per via della strega di cui sopra!
Andammo avanti nella chiacchiera e senza nemmeno descrivere l'accaduto ci capimmo perfettamente. Le dissi che anche io mi trovavo nella sua stessa situazione, forse giusto qualche metro avanti a lei, ma niente di più.
Cercai di improvvisare dei consigli e poi di fare il buffone per farla ridere un po' e dopo un qualche risata ci salutammo.
Nei giorni successivi, ho continuato a ripensare a quell'incontro. Mi aveva toccato una corda che sentivo in risonanza con la sua. Mi sono specchiato in lei e in quello che stava passando e questo mi diede la possibilità di mettere le cose in prospettiva.
Passò un po' di tempo e ci incontrammo nuovamente per un caffè in compagnia di una sua amica. Due chiacchiere in tranquillità e una promessa di vedersi da me per una cena tutti insieme.
Passa qualche giorno e domenica pomeriggio ci sentiamo tramite un messaggio lasciato nella hall centrale della nave.
Lo raccolgo e poco dopo mi ritrovo nella sua cabina, davanti a un caffè.
Parlammo e quella volta, entrambi ci aprimmo di più. Lei finalmente si decise a raccontarmi cosa le era successo ed io feci lo stesso con lei. E mentre questo accadeva, non ho potuto non notare come tanti particolari delle nostre storie si assomigliassero. Ma come so bene ormai, niente accade per caso.
Rimasi fino a quando lei non improvvisò una cena e dopo aver concluso con della ratafià, andai via.
Ci sentiamo spesso in questi giorni e continua ad avere sempre lo stesso effetto su di me.
Uno specchio.
E ogni volta è sempre strano, perchè in generale credo che non siamo abituati a guardarci allo specchio ad osservare i nostri comportamenti e le situazioni in cui siamo calati.
Sono contento di sentirla, è un'amica simpatica ed è piacevole scambiarci due chiacchiere.
Bella ragazza, begli occhi e bel cuore, bello sguardo da incrociare...
domenica 27 settembre 2015
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I shall not walk alone...
giovedì 17 settembre 2015
C'è finalmente un po' di calma. Le acque sembrano aver trovato la loro pace e questa grande nave non può che scorrere serena e tranquilla.
La speranza sembra assumere una forma diversa, più amica. Così come stanno facendo la malinconia e certi ricordi, certi pensieri fugaci.
Ho scoperto che sono in grado di lasciarli andare e che non devono per forza travolgermi, ma che posso farmi attraversare da loro come un palloncino in cerca del suo cielo.
Chino il capo e sorrido tra me e me e mi lascio andare agli eventi. Se accade un imprevisto, mi abbandono alla mia reazione.
Respiro e mi godo l'attimo presente e metto impegno in ogni piccola o grande cosa che faccio.
Mettendomi alla prova, obbligandomi alla ricerca di un modo nuovo di abitare lo spazio, ho intuito una cuosa curiosa. Se sbilancio il mio corpo in una posa scomoda, ho l'istinto di cercare una posizione di sicurezza, che spesso coincide con l'idea di sedersi.
Ho pensato di ribaltare questa sensazione ed ora cammino in maniera diversa, non più "seduto" sui talloni, ma proteso in avanti come a cercare uno squilibrio nuovo e contrario. Una sensazione di caduta che mi obbliga a fare un nuovo passo, ed un'altro e poi un'altro ancora, se non voglio finire giù.
Sedersi e non rischiare? Mai più!
Piuttosto, è questa è la via da seguire, anche a costo di inciampare, ma una volta capito il ritmo e preso fiducia in me stesso e nell'universo tutto, non esiste paura che tenga, ma solo l'ansiosa voglia di macinare i metri e di godere di quel momento di volo che c'è tra un passo e l'altro.
Chissà se mi sono spiegato ma in ogni caso non importa.
Sono sereno e questa è l'unica cosa che conta.
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