Stanotte ho fatto un sogno che non mi sarei mai aspettato di fare. Un sogno con al centro un discorso che spesso ripeto fra me e me quando viaggio o quando sono steso sul letto, quasi si trattasse della composizione di un capolavoro.
Ma non lo è o per lo meno non per me, visto che ha le dimensioni di un macigno scomodo da portare.
Il sogno inizia che sto camminando e d'improvviso svicolo dentro un ristorante. Scivolo tra porte e clienti inconsapevole della mia meta. Entro in una sala e mi siedo al primo tavolo che incontro senza farci a caso.
Una volta seduto mi sembra di stare al banco degli imputati e di fronte a me ci sono delle persone che conosco bene ma che per diversi motivi non vedo più. Da anni ormai. Vecchi amici. Uno di loro prende parola e mi spara quella che sembra suonarmi come una delle sue frasi diplomatiche, accomodanti e furbe. Passa un lungo secondo di silenzio e alla fine apro i rubinetti della mia verità, piena di tutto quello che ho sentito sulla mia pelle. Goccia dopo goccia e piango. Ho sognato che piangevo e questo gia mi sconvolge abbastanza.
Piango indignato di fronte a una verità che non meritavo, e cioè la scoperta che per queste persone non sono mai stato veramente un amico. Qualcosa di esterno da come poi ho saputo. Piango per l'indifferenza dimostratami quando avrei avuto bisogno di una qualsiasi parola per stare meglio. Per l'indifferenza per la mia persona scambiata con noncuranza per ... Piango per tutta la forza che ne sono riuscito a trarre. Piango per tutte le volte che ho pianto da solo in macchina e perchè nonostante tutto io sono vivo, anche se nella stanza dove mi hanno lasciato sono morto più di una volta. Piango... poi poggio il mio fazzoletto sul tavolo e vado via.
So che può risultare incomprensibile tutto ciò, lo capisco. Ma se ho deciso di scrivere questo è solo per potermi liberare di un po di quel peso che mi porto ancora dentro, nonostante ora io sia sereno. Ho riflettuto molto su come o se poter esprimere le mie ragioni e i miei stati d'animo, ma avrebbe significato puntare troppe volte il dito su più di una persona.
Sono sicuro che se domani li dovessi incontrare probabilmente vuoterei il sacco lo stesso, ma non ne ho più bisogno adesso. Non più.
Ora sono un uomo libero, un uomo oltre.
Ci serve pure di arrivare li, per ripartire nuovamente...
giovedì 23 luglio 2009
Postato da
IlMode
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10:18
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