Ho imparato a sognare

sabato 19 dicembre 2015

Ho imparato a sognare, 
che non ero bambino 
che non ero neanche un' età 
Quando un giorno di scuola 
mi durava una vita 
e il mio mondo finiva un po là 
Tra quel prete palloso 
che ci dava da fare 
e il pallone che andava 
come fosse a motore 
C'era chi era incapace a sognare 
e chi sognava già 
Ho imparato a sognare 
e ho iniziato a sperare 
che chi c'ha avere avrà 
ho imparato a sognare 
quando un sogno è un cannone, 
che se sogni 
ne ammazzi metà 
Quando inizi a capire 
che sei solo e in mutande 
quando inizi a capire 
che tutto è più grande 
C' era chi era incapace a sognare 
e chi sognava già 

Tra una botta che prendo 
e una botta che dò 
tra un amico che perdo 
e un amico che avrò 
che se cado una volta 
una volta cadrò 
e da terra, da lì m'alzerò 

C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò 

Ho imparato a sognare, 
quando inizi a scoprire 
che ogni sogno 
ti porta più in là 
cavalcando aquiloni, 
oltre muri e confini 
ho imparato a sognare da là 
Quando tutte le scuse, 
per giocare son buone 
quando tutta la vita 
è una bella canzone 
C'era chi era incapace a sognare 
e chi sognava già 

Tra una botta che prendo 
e una botta che dò 
tra un amico che perdo 
e un amico che avrò 
che se cado una volta 
una volta cadrò 
e da terra, da lì m'alzerò 

C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò!

Ogni volta che rimando tutto a domani...

giovedì 17 dicembre 2015

Ogni giorno è una pagina nuova.
Lo so non è molto originale come concetto, ma da un po' di tempo a questa parte, mi sembra di svegliarmi ogni mattina in una storia nuova. Mi capita di avere un breve istante di smarrimento quando provo a ricordare che storia si è conclusa la sera prima.
Ma poi non ci penso più.
E se gennaio può essere l'alba di un nuovo giorno, dicembre l'ho sempre visto come la notte. Quando il tramonto di ottobre ha scaldato coi suoi ultimi raggi e novembre ha chiuso le imposte e ci si prepara a quel salto nel vuoto che è il sonno.
Questo "giorno", questo "anno" che si avvia alla sua conclusione, è stato forte, intenso, burrascoso, violento, caldo, tremendo, sorprendente, deludente, disgustoso, meraviglioso, furente, sensibile, solitario, compagnone, triste, felice.
L'ho vissuto tutto e mi ha attraversato pienamente. Sono senza forze capitano, sono stanco, piacevolmente stanco.
Ho voglia di farmi una bella dormita e di svegliarmi domani.

One more cup of coffee...

martedì 15 dicembre 2015

- Ogni tanto scopro l'acqua calda, ma nonostante ciò è sempre una scoperta sensazionale.
- A cosa ti riferisci?
- A questa macchinetta per fare il caffè, la classica Moka italiana. Ne avrà sicuramente sentito parlare anche lei capitano.
- Ah si... si.. le migliore storie che potrei raccontarti ragazzo, partono proprio dall'Italia.
Da Venezia per la precisione.
A Venezia ci sono tre luoghi magici e nascosti. Uno è in Calle dell'amor degli amici; un secondo è vicino al Ponte delle Meravegie; il terzo in Calle dei Marrani a San Geremia in ghetto. Quando i veneziani, e qualche volta anche noi maltesi, siamo stanchi delle autorità costituite, ci rechiamo in uno di questi luoghi segreti e aprendo le porte che stanno nel fondo delle corti, ce ne andiamo in posti bellissimi e in altre storie.
- E magari aprendo una di quelle porte potremmo imbatterci in una vecchia signora che prepara il caffè. 
- Ah si... si... una leggenda narra che il caffè fu scoperto nel 300 dC da un pastore di capre etiope di nome Kaldi. Una mattina al sorgere del sole, Kaldi si preparò per il suo cammino quando il suo gregge cominciò febbrilmente a mangiare bacche rosse e verdi da un cespuglio basso. Piene di energia e con un carisma insolito, le capre cominciarono a ballare, sollevando le zampe in uno stato apparentemente gioia.
Kaldi provò i chicchi.
Dopo aver provato gli effetti immediati di prontezza e di energia costante, ha condiviso la notizia della nuova “bacca meravigliosa” con la gente del suo villaggio e la parola si diffuse rapidamente. Ciò indusse i commercianti arabi nella regione a portare a casa i chicchi per le loro piantagioni e così ebbe inizio la coltivazione di piante di caffè.
Al momento del raccolto, i contadini facevano bollire i chicchi, creando un elisir liquido, che hanno chiamato “Gahwa”, traducibile come “inibitore di sonno”.
- Seguendo il metodo italiano, prendendo una Moka, riempiendone la caldaia di acqua, ma non oltre la valvola laterale. E poi nel filtro, senza pressarlo, mettendo del caffè macinato grosso e poi chiudendo e avvitando il bricco superiore e ponendo il tutto su di un fuoco lento, dopo qualche minuto di attesa, vedremmo fuoriuscire la famosa bevanda.
Ma una Moka nuova di pacca, fa sempre un caffè acerbo. Si dice che non vada mai lavata col sapone ma solo sciacquata in acqua corrente. Ma una cosa è sicura: deve fare diversi caffè prima di iniziare a dare i suoi frutti. Io stesso ho provato tante volte prima di produrre un buon caffè.
Senza contare che ogni Moka è diversa dall'altra, per fattura, per capienza di acqua e per forma. Immagino che debba maturare una sua esperienza per capire come sfruttare la pressione al suo interno, come convogliarla per sprigionare tutti gli aromi e preparare buone tazze di caffè ogni volta che lo si desidera.
Capisce ora capitano?
- Si... si... (sorride)
Fammi un buon caffè ragazzo.
- Ma certo!

La cosa...

mercoledì 9 dicembre 2015

E' che l'amore è una parola strana: vola troppo. Andrebbe sostituita.
Non sarebbe meglio chiamarlo: 'La cosa'? Potrebbe diventare più concreto.
All'inizio lei...io l'amavo. Sì, voglio dire avere quegli attimi intensissimi, che al momento sembra ti lascino dei segni profondi, importanti. Ma 'La cosa' non è questo o meglio, non è solo questo. 'La cosa' è trasformazione, percorso, crescita insieme... è' un patto di sangue stipulato tra due persone e forse, prima ancora, dal destino. 
'La cosa'?... è l'amore. No, è un'altra qualità dell'amore. Una qualità che non rimpiange gli attimi perché diventa la vita. Non so se avrò mai la fortuna di farlo, questo patto, forse ci vorrebbe un uomo.
Cento volte ho provato a cambiare, a ricominciare da capo, a reincarnarmi ma mi sono sempre reincarnato... senza di me. Ecco, senza avere avuto una realtà, io passo evanescente tra i sogni di alcune donne che non hanno avuto la possibilità di completarmi.
Ci sarà senz'altro il modo di fare 'La cosa' altrimenti il nostro destino è quello di essere delle scorze di uomini degli involucri, mai delle persone. Magari dei personaggi... personaggi affascinanti, simpatici anche... mai persone.
Ma se è così l'amore non sarà mai 'materia', 'terra', 'cosa'... sarà sempre una parola che vola, una farfalla che ti si posa un attimo sulla testa e ti rende tanto più ridicolo quanto maggiore è la sua bellezza...

— La cosa, Giorgio Gaber

Come un fiore dentro un muro vive l'anima che è in me, cerca quello che non ha...

mercoledì 11 novembre 2015


- Sai che quasi mi ero dimenticato di te ragazzo?
- Capitano! Era da un po' che non ci incontravamo, ha ragione, ma forse è una buona cosa non trova?
Sono stato molto impegnato in mille cose diverse ultimamente. Molte soddisfazioni, qualche gioia e senza nemmeno accorgermene mi ritrovo in autunno inoltrato.
Che cosa strana il tempo vero? A volte non sai mai come sfuggirgli e certe altre è lui che insegue te.
- Credo che la differenza sia sempre in come vedi le cose e dallo spirito con cui le affronti.
- Mmm, si. Alla luce di quello che ho vissuto negli ultimi mesi, la penso anche io così: tutto sta in come la vedi.
- E adesso? Come la vedi adesso?
- Eheheh, bella domanda. Davvero non lo so.
Se guardo dentro di me, vedo che tutto è in ordine. Ho raggiunto una mia serenità e sono tranquillo. Peccato non riuscire a trasferire questa mia condizione al mondo che mi circonda, soprattutto sul lavoro su cui mi sento un po' in affanno ultimamente.
E ogni tanto mi capita anche qualche piccola sfiga.
- Forse intendevi Sfida!
- Mi sa che anche stavolta ha ragione capitano.
Si, sono delle sfide e io le accetto e le gioco tutte. Eppure...
- Sai cos'è un labirinto?
- Certo!
- Ne hai mai visto uno?
- Si, anche se mi hanno sempre messo un po' di paura. L'idea di perdermici dentro non mi alletta affatto.
- Mmm, è interessante quello che stai dicendo, perchè vedi, il labirinto è una figura stranissima, per molti aspetti misteriosa ancora oggi. Il simbolo del labirinto, lo si può trovare inciso nel marmo, in diverse zone del  mondo.
Nessuno a tutt'oggi sa perchè proprio in quei luoghi specifici.
- Perchè mi sta raccontando tutto questo, capitano?
- Perchè il labirinto vuole significare l'impervia strada della vita dove è facile entrare e perdersi, ma è difficile trovare la via d'uscita.
Ce ne sono diversi in italia, uno dei più singolari è a Lucca, all'entrata laterale sotto l'arcata più piccola del Duomo di S. Martino. Duomo di per se gia abbastanza misterioso per via della sua facciata non simmetrica.
A destra del labirinto, vi è una scritta in latino che dice:
HIC QUEM / CRETICUS / EDIT DEDA - / LUS EST / LABERINT / HUS DEQ(U)- / O NULLU - / S VADER - / E QUIVIT / QUI FUIT / INTUS / NI THESE - / US GRAT - / IS ADRIAN - / E STAMI- / NE IUTUS che tradotta suona più o meno così:
“Questo è il labirinto costruito da Dedalo cretese dal quale nessuno che vi entrò poté uscire eccetto Teseo aiutato dal filo d’Arianna”.
Porta in sè sicuramente un messaggio allegorico, ricordando che la strada della vita è un labirinto alla ricerca dell'uscita da questo mondo superficiale e materiale, un risveglio. La nostra esistenza è una continua ricerca della luce dell'uscita, paragonabile anche alla ricerca del Graal, dell'illuminazione, essendo il vagare in un labirinto sinonimo di vagare al buio. Solo se si segue un "filo di Arianna", un filo che ci appare nella vita di tutti i giorni, con le solite strade senza uscita, i soliti cunicoli, solamente se si riesce ad individuare questo filo conduttore e a seguirlo, allora si potrà trovare la via d'uscita.
Tutti hanno la possibilità di uscire, perchè tutti hanno l'aiuto del filo di Arianna, il più sta a riconoscerlo.
Questo filo sono le coincidenze che ci appaiono di fronte a noi tutti i giorni, quei segni che ci invitano ad essere seguiti, purtroppo la maggior parte delle volte gli uomini decidono di prendere altre strade, restando intrappolati nel labirinto della propria triste esistenza.
- Mmm, credo di aver aver capito.
Ma per sicurezza ci dormirò su questa notte.
Notte capitano.
- Notte ragazzo.

Per le strade di Francia...

lunedì 26 ottobre 2015

Risalgo sulla nave sereno e con il gusto del vino di Borgogna ancora forte in bocca.
Sono stati giorni allegri, di arte, di campagne e compagnie.
Ho condiviso ogni singolo momento e non ricordo più a cosa pensavo prima di scendere.
Ora riprendo posto al timone.
Sognerò nel blu, vivrò nel giallo e amerò nel rosso e con questi colori dipingerò la mia vita.

Bella ragazza, begli occhi e bel cuore, bello sguardo da incrociare...

domenica 27 settembre 2015

Ero li che camminavo sul ponte più alto della nave per godermi l'attimo presente e guardarmi il panorama, quando mi imbatto in una vecchia conoscenza.
Un'amica.
Una bella ragazza che avevo conosciuto circa un anno fa, per caso, in una sera di passeggio nelle zone vecchie della mia città e che non ho visto più perchè un'altra ragazza poco dopo, mi stregò gli occhi e il cuore, distraendomi da tutto e da tutti.
Forse persino da me.
Mi fermo a scambiare due parole, le solite, quelle di circostanza. Ma al "come stai", l'attimo di esitazione mi dice già tutto.
«Non sto un granchè».
«Perchè?» le chiesi io.
E lei mi rispose «Se per fortuna non è un lutto, ne una malattia, cosa altro potrebbe essere?!»
E capisco.
Strano, di solito sono sempre quello che casca dal pero.
Ma non ci voleva certo un genio e poi stavo attraversando un periodo simile al suo per via della strega di cui sopra!
Andammo avanti nella chiacchiera e senza nemmeno descrivere l'accaduto ci capimmo perfettamente. Le dissi che anche io mi trovavo nella sua stessa situazione, forse giusto qualche metro avanti a lei, ma niente di più.
Cercai di improvvisare dei consigli e poi di fare il buffone per farla ridere un po' e dopo un qualche risata ci salutammo.
Nei giorni successivi, ho continuato a ripensare a quell'incontro. Mi aveva toccato una corda che sentivo in risonanza con la sua. Mi sono specchiato in lei e in quello che stava passando e questo mi diede la possibilità di mettere le cose in prospettiva.
Passò un po' di tempo e ci incontrammo nuovamente per un caffè in compagnia di una sua amica. Due chiacchiere in tranquillità e una promessa di vedersi da me per una cena tutti insieme.
Passa qualche giorno e domenica pomeriggio ci sentiamo tramite un messaggio lasciato nella hall centrale della nave.
Lo raccolgo e poco dopo mi ritrovo nella sua cabina, davanti a un caffè.
Parlammo e quella volta, entrambi ci aprimmo di più. Lei finalmente si decise a raccontarmi cosa le era successo ed io feci lo stesso con lei. E mentre questo accadeva, non ho potuto non notare come tanti particolari delle nostre storie si assomigliassero. Ma come so bene ormai, niente accade per caso.
Rimasi fino a quando lei non improvvisò una cena e dopo aver concluso con della ratafià, andai via.
Ci sentiamo spesso in questi giorni e continua ad avere sempre lo stesso effetto su di me.
Uno specchio.
E ogni volta è sempre strano, perchè in generale credo che non siamo abituati a guardarci allo specchio ad osservare i nostri comportamenti e le situazioni in cui siamo calati.
Sono contento di sentirla, è un'amica simpatica ed è piacevole scambiarci due chiacchiere.

I shall not walk alone...

giovedì 17 settembre 2015


C'è finalmente un po' di calma. Le acque sembrano aver trovato la loro pace e questa grande nave non può che scorrere serena e tranquilla.
La speranza sembra assumere una forma diversa, più amica. Così come stanno facendo la malinconia e certi ricordi, certi pensieri fugaci.
Ho scoperto che sono in grado di lasciarli andare e che non devono per forza travolgermi, ma che posso farmi attraversare da loro come un palloncino in cerca del suo cielo.
Chino il capo e sorrido tra me e me e mi lascio andare agli eventi. Se accade un imprevisto, mi abbandono alla mia reazione.
Respiro e mi godo l'attimo presente e metto impegno in ogni piccola o grande cosa che faccio.
Mettendomi alla prova, obbligandomi alla ricerca di un modo nuovo di abitare lo spazio, ho intuito una cuosa curiosa. Se sbilancio il mio corpo in una posa scomoda, ho l'istinto di cercare una posizione di sicurezza, che spesso coincide con l'idea di sedersi.
Ho pensato di ribaltare questa sensazione ed ora cammino in maniera diversa, non più "seduto" sui talloni, ma proteso in avanti come a cercare uno squilibrio nuovo e contrario. Una sensazione di caduta che mi obbliga a fare un nuovo passo, ed un'altro e poi un'altro ancora, se non voglio finire giù.
Sedersi e non rischiare? Mai più!
Piuttosto, è questa è la via da seguire, anche a costo di inciampare, ma una volta capito il ritmo e preso fiducia in me stesso e nell'universo tutto, non esiste paura che tenga, ma solo l'ansiosa voglia di macinare i metri e di godere di quel momento di volo che c'è tra un passo e l'altro.
Chissà se mi sono spiegato ma in ogni caso non importa.
Sono sereno e questa è l'unica cosa che conta.

Non sono un uomo giusto, ma sono giusto un uomo...

domenica 16 agosto 2015


-Capitano!
-Ehilà ragazzo!
-Il cielo è grigio oggi e il mare sembra particolarmente agitato.
-E' vero, ma questa nave è grande e solida. Anche in mezzo a una forte tempesta saprebbe perfettamente come cavarsela.
Stai tranquillo e goditi il su e giù delle onde.
-Eheh, lo sa capitano, è proprio quello su cui ho riflettuto negli ultimi giorni.
Godersi il viaggio e lasciarsi andare.
Non posso certo cambiare l'umore del mare, così come non posso dire al sole di splendere meno perchè fa caldo e ne tantomeno posso comandare al vento quando soffiare.
Riflettevo sul fatto che se nel bel mezzo di una passeggiata mi dovesse sorpendere la pioggia, a cosa serve camminare veloce, tirar su le spalle e abbassare la testa? La pioggia mi bagnerebbe comunque. Potrei cercare riparo, questo si, ma non ha senso tendere i muscoli in maniera innaturale, perchè tanto l'acqua farebbe quello che deve fare in ogni caso.
Allora ho capito: bisogna accettare le cose e vivere nel momento presente per essere consapevoli.
Solo dopo aver raggiunto la consapevolezza è giusto fare il passo successivo e cioè capire ad esempio se è il caso di portarsi dietro un ombrello o se è più giusto rimanere a casa.
-Mi sembrano delle ottime riflessioni ragazzo, continua, mi hai incuriosito.
-Vede capitano, il mio caso è abbastanza semplice.
In uno dei nostri primi discorsi mi lamentavo della mia condizione e davo la colpa a tutto e tutti pur di non vedere la realtà.
E la realtà è che le cose accadono, come una pioggia improvvisa durante una passeggiata.
Anzi, la mia parte più istintiva, aveva gia capito che di li a poco sarebbe venuto a piovere, eppure la parte razionale e forse egoista di me, non solo non ha colto i segnali che si vedeva recapitare, ma addirittura ha voluto continuare la passeggiata fino a farmi bagnare del tutto.
Parliamoci chiaro capitano, io avevo capito che la donna con cui stavo non era la donna giusta per me, pur riconoscendo la sua solarità e bellezza, i suoi lati positivi e tributandole il mio rispetto. Ma la sua mappa dei valori, non era la mia.
Spesso sento dire che ci si lascia perchè si è diversi. Io penso che le storie finiscono quando la mappa dei valori di entrambi non coincide.
Non è perchè io mi interesso di sport e lei di arte che non si va d'accordo, ma piuttosto quali valori ci portano ad amare le cose che ci piacciono e soprattutto se quei valori sono messi in codivisione l'uno con l'altra.
Io sono un tipo che va a fondo nelle cose. Sono una bertuccia curiosa, voglio sapere e mi piace indagare alla scoperta delle cose.
Ma quando a conti fatti non si condivide la semplicità di un film o di una passeggiata lungomare è molto probabile che la situazione che si sta vivendo è figlia di altre esigenze.
Nel suo caso forse, l'esigenza era quella di sfuggire a un dolore, ad un passato troppo forte da sopportare da sola. E la sua mancata consapevolezza l'ha spinta, senza che se ne accorgesse, verso una storia con i presupposti sbagliati.
E' esattamente come l'esempio della pioggia. Voler evitare di bagnarsi senza aver accettato che invece ci si deve bagnare e che solo dopo si può imparare a evitare che questo accada di nuovo.
Se non si ha consapevolezza di se e delle proprie emozioni è facile andare in giro premuniti di ombrello sotto braccio, ma ci allontana dal "Qui ed ora", dalla consapevolezza dei momenti che viviamo e a furia di volerci riparare preventivamente dalla pioggia, dal sole e dal vento, si vive una vita che non è nel presente, ma nella paura del passato e/o del futuro.
Ci si fascia la testa prima di rompersela.
Io in questo periodo ho avuto paura. Tanta capitano, mi creda.
Ho pianto per la paura e per la disperazione.
Perchè ho capito che non stavo costruendo nessuna relazione in maniera consapevole. Famiglia, amore, amici. Nessuno escluso.
Ma la paura mi ha fatto capire che il mio bisogno di essere amato mostra solo la mia incapacità di amare.
Anzi dirò di più, non bisogna confondere "l'amare" con il "prendersi cura".
Le persone spesso confondono il bisogno di essere amate, con il bisogno che qualcuno ogni tanto possa prendersi cura di loro.
E' molto infantile come bisogno ma c'è, esiste.
Anche da adulti.
Tutti abbiamo bisogno che qualcuno si prenda cura di noi. Tutti abbiamo il bisogno di poterci mostrare deboli ed essere accolti e questo è assolutamente un bisogno naturale.
Ed è il mio bisogno.
Troppo spesso ho confuso questo con l'amore. Il fatto che qualcuno, siccome si prende cura di me o di noi, automaticamente vuol significare che ci ami, è sbagliato. Non è così.
Amare non è un'emozione!
Amare è lo stato naturale delle cose, non è un'emozione che ci è stata data o un qualcosa che possiamo ottenere.
E' ciò che ci tiene vivi perchè è molto simile alla fame.
Sei tu a dover mangiare, non esiste la possibilità che qualcuno mangi per te o che ti ami al posto tuo o che ami al posto tuo.
E' una condizione di riconnessione con se stessi l'amore.
Quando tu ami sei pervaso dall'amore e non hai bisogno di essere amato. Certo, continui ad avere il bisogno che qualcuno si prenda cura di te, ma l'amore è un'altra cosa.
Amare è l'esperienza di permettersi si essere "Se". Il fatto che siamo li a sperare che qualcuno ci ami, spesso in realtà è il bisogno naturale che qualcuno si prenda cura di noi. Che ci abbracci, che ci accolga e ci consenta un po' di riposo da tutta questa resitenza che abbiamo nella vita.
Ma questo non è essere amati. E' possibile che chi è in grado di amare se stesso possa amarci.
A volte vedo relazioni o matrimoni che durano da anni, fatte di persone che hanno trovato qualcuno che si prenda cura di loro e che per riconoscenza credono di amare.
Lei mi ha conosciuto in un momento della mia vita in cui ero fortemente centrato ed in equilibrio con me stesso.
Con tutto il rispetto per voi, ma ero il capitano di me stesso :D
Mi amavo e non avevo bisogno di nessuno, il che paradossalmente mi poneva nella condizione perfetta per amare.
Infatti credo che i miei modi di fare e di essere, il modo di rapportarmi agli altri e di parlare, possa aver conquistato lei. Soprattuto in relazione la fatto che prima di me la persona al suo fianco non solo non si amava nel senso che ho appena descritto, ma forse non si prendeva nemmeno cura di lei in modo costante tanto da soddisfare il suo bisogno.
Ora, questa è una trappola in cui cadiamo tutti, sia ben chiaro.
Io stesso ho scambiato le sue attenzioni per amore ed è stato questo a generare dentro di me la "droga dell'innamoramento". Quella condizione speciale e del tutto umana che ti fa superare i conflitti e tutte le cose che non ci piacciono dell'altro, anche se i segnali più evidenti ci passano davanti al naso.
Ma dopo la nostra separazione, se mi fermo a vedere cosa mi ha lasciato, devo purtroppo constatare che non mi ha lasciato niente, ma che anzi, lei ha preso molto, quasi tutto quello che potevo darle. E mi dispiace.
Per questo ora, dopo essermi sentito abbandonato, nel pieno dell'innamoramento, visto che non è durata abbastanza da poter dire di essere stato davvero con lei, dopo la fase della negazione, della rabbia, dell'odio, persino della vendetta e alla fine della depressione, posso finalmente guardare con buon distacco a quanto mi è accaduto.
Sto accettando la pioggia che cade.
Sto svegliandiomi la mattina salutando l'emozione che mi accompagna qualunque essa sia con: «Buongiorno, io sono qui! Si sono qui con te Tristezza, sono qui con te Paura, sono qui con te Solitudine. Sono qui con te per prendermi ciò che tu dal profondo mi porti».
Vede capitano, ora sono quasi al paradosso. Perchè anche se tutto quello che lei ha detto e fatto, non cancella i suoi errori e il modo assolutamente sbagliato di gestire la nostra relazione, riesco quasi a perdonarla sul serio.
Questo non la assolve dall'essersi comportata male con me. Di avermi tradito, deluso e ingannato. Di aver, sono sicuro involontariamente, giocato con i miei sentimenti. Ma nonostante questo, sto imparando molte cose e sto capendo molto di me.
Per questo ora, alla luce di quanto mio malgrado ho imparato, voglio costruire le mie relazioni in maniera più consapevole. D'amore o di amicizia che siano.
Sto rinascendo da me stesso capitano e mi "scivolano i piedi" al solo immaginare cosa ci sarà per me domani.

Navigando il mare, navigando il cielo, navigando il cuore...

domenica 2 agosto 2015


- Allora figliolo, come prosegue il viaggio?
- Oh capitano, è lei, procede bene grazie.
- Sicuro?
- Ma certo, non si preoccupi.
 Anzi, lo sa che mi sono gettato sul teatro?
- Ma dai! Stai preparando qualcosa?
- Si, sono entrato a far parte di ben due progetti, molto diversi fra di loro, ma entrambi entusiasmanti.
Il primo dovrebbe vedere la luce a breve. A proposito capitano, è impegnato venerdì sera? Mi farebbe molto piacere se venisse a vedermi.
- Ti ringrazio per l'invito, vedrò cosa posso fare.
- In ogni caso ci saranno delle repliche. Se non ce la fa questo venerdì, avrà modo di recuperare.
- Ottimo, e l'altro progetto?
- Vedrà la luce il prossimo mese. E' uno spettacolo impegnativo, con un regista importante. Avrò ben due ruoli, con costumi e trucchi diversi. Sarà una bella sfida, non vedo l'ora. E in più parteciperò a un bel workshop teatrale e dulcis in fundo, sto pensando a un progettino tutto mio.
- Sono molto contento per te, vedo che te la stai cavando bene insomma.
- Faccio del mio meglio signore, ma se devo essere sincero fino in fondo, ogni tanto il mio pensiero torna a lei.
Da una parte credo sia normale, dall'altra però questa cosa mi preoccupa un po', perchè ancora non riesco a liberarmene del tutto.
Sa capitano, ho ripreso a cantare e a suonare la chitarra. Spesso la sera mi metto qui sul ponte esterno, accendo qualche candela, mi metto comodo e canto. E capita che mi emoziono a tal punto da avere i brividi. In quel momento sento di essere come la vela di questa nave, gonfia di vento e di vita.

Comunque si va avanti, ci si alza dalla sedia, perchè per tutti quanti questa vita è un po' commedia...

venerdì 24 luglio 2015

Si apre il sipario e si chiude un ciclo della mia vita.
Il risveglio, specie dopo l'illusione, è duro, un calcio in faccia. Mi chiedo che occhi e che cuore ho e perchè non sono in grado di "vedere" le cose prima, invece che sempre dopo.
Domande inutili.
In questo monologo c'è tanto, tantissimo di me e ad occhi sensibili sarà facile capire di cosa e a chi sto parlando.
Tutti gli altri ascolteranno un aspirante dottore che parla agli studenti.
Un ultimo inchino signori.
Il viaggio continua.

Dal mare venni e amare mi stremò...

mercoledì 22 luglio 2015

- Figliolo!
- Oh, salve! Lei dev'essere il capitano della nave.
- Si, sono io. Ho sentito parlare di te e del fatto che te ne stai qui a fissare il mare. Ho pensato di venire a farti visita in un momento di pausa.
- I capitani fanno pausa?
- Abbiamo una grande responsibilità nel comandare navi grandi come questa, ma siamo esseri umani anche noi. Ogni tanto dobbiamo riposare e svagare un po' i pensieri.
- Ha ragione. Per caso sto facendo qualcosa di male rimanendo qui?
- No. Non ci sono leggi su questa nave che possono impedirti di stare qui a poppa a scrutare l'orizzonte, ma forse una legge da marinai si.
Vedi figliolo, anche a me è capitato di provare le stesse cose che stai provando anche tu. La scia di onde che le eliche di questa nave producono navigando è ipnotica, affascinante per certi versi. Ed è molto romantico cercare di ricostruire i metri e poi le miglia che ormai ti separano dalla costa. Ma è inutile oltre che una gran perdita di tempo. E so che sei abbastanza in gamba da sapere che il tempo è la moneta più preziosa che abbiamo. Perchè sprecarla così?
Da qui hai per l'appunto una visione del tempo che passa, ma non hai accesso alle possibilità che il viaggio ti offre.
Vedi, quell'isola laggiù a destra? So che li fanno il miglior distillato di avocado di tutti i sette mari. Magari avresti voluto scendere li, ma l'abbiamo superata e questa nave non torna indietro.
Mi capisci?
- Credo di si.
- Pensa invece a cosa potrebbe succedere se invece di restare a poppa, scrutassi l'orizzonte a prua!
Avresti modo di godere del sole che nasce invece di quello che muore. Di vedere per primo le isole che potrebbero piacerti e finalmente avere il desiderio di scendere e andare dove ti va.
- Capitano, posso essere sincero con lei?
- Ma certo!
- Mi sento deluso, tradito e soprattutto ingannato. Ecco perchè sono bloccato qui. Con tutto il mio rispetto per lei, fosse stato per me non mi sarei imbarcato su questa nave, ma avrei proseguito il viaggio che avevo iniziato. Ma qualcosa non andava, sembrava non esserci una rotta, si navigava senza mordente. Non sono stupido e ho notato subito la cosa e l'ho affrontata, perchè se non fosse stato per me avrei rischiato non so per quanto tempo, di viaggiare inutilmente. E forse il risultato sarebbe stato ancor più disastroso.
E così ho dovuto verbalizzare quello che non veniva detto, ho dovuto interrompere il viaggio che non nessuno avrebbe interrotto e ho dovuto imbarcarmi nuovamente.
Tutto da solo.
Ancora una volta.
Senza risposte valide, senza parole precise, e senza avere un vero motivo.
Ho dovuto andarmene lentamente, come una nave quando muove i suoi primi sentimenti, i suoi primi metri dal porto. Lentissimi perchè sei ancora li, è ancora tutto davanti a te.
Sono però consapevole del fatto che è stata una benedizione capire subito la situazione ed essermi fermato in tempo.
Ora, lei ha ragione e seguirò da questo preciso momento in poi il suo prezioso consiglio, ma voglio fissare per un ultima volta questo orizzonte e poi dimenticarlo. Quel viaggio non mi ha dato nulla che valesse la pena di essere ricordato. Quelle poche cose che conservo voglio buttarle in mare, non hanno più nessun valore per me.
Ho capito molte cose in queste settimane. Tutte molto importanti per me e per il mio viaggio. So cosa voglio e cosa non voglio.
- Bravo ragazzo, così mi piaci. Sono sicuro che qualcosa di entusiasmante per te, è proprio dietro l'angolo.
Anzi, a tal proposito mi è giunta voce che...

Ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te? C'è qualche cosa di diverso adesso in me...

domenica 19 luglio 2015


Lentamente passano i giorni e dalla poppa di questa nave non si vede più la costa. Tutto intorno c'è solo mare e cielo. E io non trovo ancora il coraggio di staccarmi dal fondo di questa imbarcazione, per trovare un posto comodo e godermi il viaggio, ovunque esso mi porterà.
Ma so che passeranno altri giorni, e passeranno lentamente e prima o poi dimenticherò anche il motivo che mi tiene incollato qui.
Ogni tanto passa qualcuno per di qua con cui scambio due parole, ma poi torno a scrutare l'orizzonte. Fa caldo, un caldo assurdo. Si suda da fermi e si fa fatica a fare qualsiasi cosa.
Di cosa mi parla quest'afa? Cosa vuole dirmi?
Non ho certo il potere di comandare i venti e il tuono. Non posso far andare via questo caldo. Non è nemmeno lontanamente nelle mie possibilità. Infatti non mi lamento come fanno gli altri. Lo accetto, così come ho accettato di salpare mio malgrado verso l'ignoto.
Fa caldo è allora? Se voglio un po d'ombra la trovo! Mi sposto dal fondo di questa nave e magari me ne vado in cabina. Oppure in sala da pranzo o salgo sul ponte più alto.
Fa caldo ma non mi lamento. Mi spiace per quella gente che mi passeggia accanto e che sbraita per un non nulla. Su questa barca c'è spazio per tutti. Si può passeggiare tranquillamente e senza fretta. Non c'è bisogno di prendersela per ogni cosa.
Fa caldo ma inizio a capire che invece di pensare a come potrei evitare di sudare, potrei escogitare un modo per sfruttare questa situazione a mio vantaggio.
Mentre ci rifletto mi viene in mente una storiella che voglio raccontarvi.

Una giovane ragazza stava attraversando un periodo particolarmente difficile, costellato da continue delusioni. Come spesso capitava in questi momenti la giovane un pomeriggio iniziò a parlare dei suoi problemi con la mamma. Era ormai stanca di lottare: ogni problema che riusciva a superare (a fatica) era seguito a ruota da un’altra situazione critica che assorbiva ogni sua energia residua. Dopo quasi mezz’ora di lamenti, la ragazza confessò che era pronta ad arrendersi.
La mamma ascoltò a lungo la figlia ed infine le chiese di seguirla in cucina. Senza sprecare parole, la donna prese tre pentolini, li riempì d’acqua e li mise sui fornelli. Quando l’acqua incominciò a bollire in uno mise delle carote, nell’altro delle uova e nell’ultimo dei chicchi di caffè.
Dopo un tempo che sembrò infinito per la giovane figlia, la donna spense i fornelli e tirò fuori le carote adagiandole su un piatto, poi scolò le uova e le ripose in una scodella ed infine, utilizzando un colino, filtrò il caffè e lo versò in una tazza. Completate queste operazioni, la donna si rivolse alla figlia e le domandò: “Cara, dimmi, cosa vedi qui sul tavolo?“
“Vedo delle carote, delle uova e del caffè. Cos’altro dovrei vedere?!” rispose la figlia perplessa. La donna chiese allora alla giovane ragazza di toccare le carote, che erano diventate cedevoli, la invitò poi a rompere un uovo, che era ormai diventato sodo ed infine le fece annusare e assaporare la tazza di caffè fumante, che sprigionava un’aroma ricco e profumato.
La ragazza, ancor più confusa chiese alla mamma: “Non capisco, cosa dovrebbe significare tutto questo?”
La madre sorrise e le spiegò che sia le carote, sia le uova, sia i chicchi di caffè avevano affrontato la stessa identica “sfida”: l’acqua bollente. Ma avevano reagito in maniera differente. La carota, forte e superba, aveva lottato strenuamente contro l’acqua, ma ne era uscita debole e molle. L’uovo, liquido al suo interno e dal fragile guscio, si era indurito. I chicchi di caffè, infine, avevano avuto una reazione del tutto diversa: nonostante la bollitura, erano rimasti pressoché identici a sé stessi, in compenso avevano trasformato l’acqua bollente in una bevanda dal gusto irresistibile.
Con dolcezza la donna tornò a rivolgersi alla figlia, ponendole una domanda:
"So che hai avuto molte delusioni, ma sta a te scegliere come reagire a questi eventi della vita: vuoi essere come la carota, all’apparenza forte, ma debole ed incapace di reagire alle difficoltà? Vuoi essere come l’uovo, tenero e fragile, ma che si indurisce ed è incapace di esprimere sé stesso quando è sotto pressione? Oppure vuoi essere come un chicco di caffè, che è in grado di immergersi nelle avversità ed accettare le delusioni, esprimendo il suo miglior aroma e sapore quando il mondo intorno a sé raggiunge il punto di ebollizione?
Le persone che hanno imparato ad essere felici non sono certo quelle che non hanno mai provato una cocente delusione. No, queste persone, nonostante le avversità, hanno saputo prendersi il meglio della vita, trasformando problemi e delusioni in opportunità di crescita. Quando sei immersa nell’acqua bollente e la delusione ti brucia, puoi scegliere se rammollirti come una carota, indurirti come un uovo o sprigionare il meglio di te come un chicco di caffè, trasformando le difficoltà stesse in qualcosa di superbo."
Capito ora?
:D

mercoledì 15 luglio 2015


Mirko Modesti - Che cos'è l'amore (Reading)

So che te ne andrai dove il mondo va...


A volte, nel pieno di una battaglia che sembra non avere fine, il guerriero ha un’idea e vince in pochi secondi. Allora pensa: “Perchè ho sofferto per tanto tempo, in un combattimento che avrebbe potuto risolversi con la metà dell’energia che ho sprecato?” In verità, ogni problema, una volta risolto, sembra molto semplice. La grande vittoria, che oggi appare facile, è il risultato di una serie di piccoli successi che sono passati inosservati. Allora il guerriero capisce ciò che è accaduto, e dorme tranquillo. Invece di colpevolizzarsi per il fatto di avere impiegato tanto tempo ad arrivare, gioisce sapendo che infine è giunto alla meta.

Apro con questa citazione da un librino che lessi qualche anno fa "Il manuale del guerriero della luce" di Coelho, pieno di precetti e insegnamenti tra il buon senso e la fede. Niente di impegnativo o chissà che ma che forse, in un epoca di superficialità estrema, tra un buon consiglio e un punto di vista diverso sulle cose, può fare davvero miracoli.
Eureka!
Questo è quello che mi viene da dire, da gridare anche, perchè no! Eureka!
Non è un periodo dei migliori questo, eppure... eppure forse lo è!
Mi viene da dire addirittura che è una benedizione.
Perchè nella difficoltà che mi trovo a vivere, sto capendo un sacco di cose di me, su chi sono e su come sono. Ma non solo, perchè la mia attenzione è rivolta anche al di fuori di me.
Lavoro, seguo le mie passioni e me ne vado al mare a prendere un po di sole.
E spesso, passo del tempo a riflettere su diversi aspetti della mia vita.
Delle volte lo ammetto, mi sento come una mosca che tenta inutilmente di uscire dal vetro della finestra e che continua a sbattere sulle stesse domande. Poi, un po' per caso e un po' per fortuna, capisco che qualche passo più in la, la finestra è aperta e finalmente ho la possibilità di avere un punto di vista davvero nuovo, che in pochissimo tempo mi darà la soluzione che cerco.
Ho deciso di spendere questa calda estate a farmi le giuste domande per poi provare a trarre qualche risposta al cambio di stagione.
Come un novello filosofo Ateniese farò delle lunghe passeggiate. Qualche volta mi sentirò triste, ma tutte le altre volte no.
:)

Forse un mondo uomo, sotto un cielo mago, forse me...

sabato 11 luglio 2015

Ho bisogno della mia famiglia.
Per troppo tempo l'ho trascurata. Devo andare da mia mamma più spesso, parlare con lei o semplicemente starla ad ascoltare.
Non va bene e non è giusto che ci vada solo adesso.
Perchè mi sento solo o perchè non so che fare. Rispettare ed accettare che quando capiterà, non sarà sempre pronto in tavola. Perchè fa caldo e vorrà stare al mare o perchè è al bingo per giocarsi qualche cartella. Perchè vuole distrarsi o per qualsiasi altro motivo. Non importa.
Ho bisogno di mio padre che è una persona gigantesca, immensa, inarrivabile. E io sono come lui, ma nonostante questo devo e voglio rispettare il suo passato, il suo vissuto.
Quello per cui ha pianto e lottato. Tutto quello di cui ha avuto paura e quello per cui è andato fiero. Per quello che ha costruito giorno dopo giorno, nonostante tutto e tutti e nonostante anche me, che spesso da figlio stupido, inegenuo e ingrato, gli sono andato contro.
E perdonarlo se non è sempre si è comportato bene con me.
E' un uomo.
Come me.
E io sono come lui.
Un leader, un uomo con le palle di marmo.
Un carrarmato.
Ho bisogno di mia sorella, che è la mia parte sensibile e, per certi aspetti, indifesa di me.
Esserci sempre per lei.
Fino a quando avrò fiato in corpo.
Per lei, per suo figlio e per chi sarà al suo fianco.
Ho bisogno dei miei amici, quelli che se ci rifletto bene, sono nelle parole che dico più spesso.
Quelli che cito quando devo far simpatia a qualcuno.
O quando voglio sentirmi a casa.
Quelli a cui voglio bene.
Egocentrici, coglioni, artisti, creativi, negativi e positivi.
Charlie Brown e Paladini.
Io sono loro e loro sono me. Siamo cresciuti insieme e anche se non dovessimo vederci più, io continuerò a crescere con loro. Per sempre.
Ho bisogno della donna che amo. Perfetta e imperfetta. Forte e debole. Intelligente e stupida. Con il suo passato e il suo presente. Voglio essere il suo futuro.
Oggi.
Non domani.
Sperando scelga di amarmi.
E se non è lei, allora andrò la ricerca di quella giusta.
Ho bisogno di tutti voi, per dare un senso alla mia vita. Per dare uno scopo alla mia sensibilità, alla mia profondità. Per dare un peso alla mia felicità.
Per avervi incontrato e vissuto.
E per avere la forza e l'incoscenza di mettere al mondo un figlio.
Questo è lo scopo ultimo, questa è la vita.

E giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai, vedrai, vedrai...

venerdì 10 luglio 2015

Vorrei scrivere un sacco di cose stasera. Cose buone, cose che ho pensato in questi giorni. Ma mi limiterò a un paio di pensieri in ordine sparso.
Mi sento come fossi sopra una nave che é appena salpata per un nuovo viaggio dall'esito ignoto. Ad ogni giorno che passa, la riva si allontana e il suono della costa e delle persone che vi abitano, si fa sempre più lontano. Mi spiace, ma il richiamo di un nuovo orizzonte tutto da scoprire, si fa largo dentro di me.
Mi sento più forte di ieri e meno di domani.
Sento di amarmi per quello che sono e soprattutto per quello che non sono.
So che comunque andranno le cose, prima o poi il tempo mi darà una spiegazione e una ragione. Ma non per una insensata speranza nel futuro, ma perché da tempo ho capito che l'istinto non mente mai. E in più di un'occasione, quando tutto intorno a me cercava di convincermi del contrario, mi ha dato la riprova che quello che sentivo era giusto.
Questa sera c'è un bel vento.
Sono sereno.

Vivere, cadere e vivere, rialzarsi, vivere e ricominciare come la prima volta...

sabato 4 luglio 2015


Da che punto della nostra storia potrei iniziare per descriverne la fine? Dall'inizio?
É doloroso per me farlo, ma devo strapparmi quel po' di anima per poter avviare un processo di guarigione serio. Perché l'amore a volte si comporta proprio come una malattia ed é difficile guarirlo. Ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti, ci siamo amati e per un breve istante siamo stati felici. Sono stato me stesso sempre e nell'esserlo ti ho dato tutto quello che sono in grado di dare e tu hai saputo darmi quello che finora nessuna mi ha mai dato. Sembra un affermazione esagerata, ma é vera. La nostra relazione era alla pari, come tutte le relazioni devono essere, e che forse ne io e ne te abbiamo mai avuto in passato. Chissà se proprio questo, per assurdo, é stato il motivo della tua confusione. Una confusione che ha generato in me pensieri come mostri e zone d'ombra che lentamente hanno logorato entrambi.
Io credo, o comunque ho bisogno di crederlo, che ad un certo punto tu abbia avvertito che non c'era quel sentimento che sarebbe bastato a vivere insieme serenamente. Che i fantasmi del tuo passato hanno contribuito a incasinarti la vita. E che non hai saputo dirtelo e di conseguenza dirmelo.
Sulla base di questo ho pensato che é giusto perdonarti. Lasciarti andare dentro di me, senza farmi più domande e senza farle a te, perché non hanno nessuna risposta. Perdonarti e basta. Sei un essere umano anche tu, con i tuoi sbagli e le tue imperfezioni. Perdonarti e infine trasformare questa situazione in una conquista per me. Una vera tabula rasa di pace, senza rancore e risentimento verso di te e per il male che purtroppo comunque, involontariamente mi ha fatto.
Una parte di me vorrebbe che proprio nel momento del commiato, quando lacrime pure e sincere si affacciano sotto gli occhi, nell'ora più buia e nella caverna più oscura, tutto cambiasse come per magia, come una favola Disney.
Ma le favole non esistono, mentre le storie finiscono e rinascono tutti i giorni e si va avanti.
Sto facendo una fatica enorme in questo periodo, ma voglio farcela!
Io non posso, io non devo, io non voglio arrendermi.

Ci si sceglie per farselo un po' in compagnia, questo viaggio in cui non si ripassa dal via...

venerdì 26 giugno 2015

Alla fine altro che iPad, cellulari, computer ecc ecc. Carta e matita é quel che basta per ragionare sulle cose.
Ieri sera ero a casa mentre mi godevo un po di tv satellitare, una birretta e qualcosa da mangiare quando mi viene quest'idea: fare un elenco di cose che vanno e non vanno nella mia vita. Una banalissima lista per avere poi sotto gli occhi il suggerimento su cosa lavorare per migliorarmi o se vogliamo, una lista per capire che, se c'è qualcosa che non va, non é il caso di farne una tragedia, soprattutto se accostato a tutto quello che funziona.
La lista é semplice, le cose che ho e che funzionano sono:

  • La salute. Ringraziando il cielo non ho problemi di nessun tipo.
  • Il lavoro. Sono autonomo e responsabile della mia attività. Non dipendo da nessuno e se sbaglio qualcosa devo rendere conto solo a me stesso. Mi piace quello che faccio e lo porto avanti con passione e anche divertimento. Conosco sempre persone nuove e viaggio tanto, anche se non sempre é facile. Ma tutto sommato non mi fa mancare nulla.
  • La casa. Ho una casa che mi piace tantissimo e mi rispecchia molto. É piena delle cose che mi appassionano. Dischi, libri, fumetti, oggetti più o meno inutili e colorati. Vivo da solo da diversi anni, so bene o male come gestirmi sul suo mantenimento e provvedo a tutto io, dal pulire al pagamento delle bollette. A parte quella volta in cui é arrivato un conguaglio del gas assurdo e mi sono fatto aiutare dai miei.
  • Famiglia. Ho una famiglia è già questo é un risultato se penso alle situazioni assurde che si vedono in giro. La mia é una famiglia piena di pregi e di difetti e proprio per questo mi piace. Mio padre é ed è sempre stato un grande lavoratore, mia madre è una persona intelligente e sensibile. Mia sorella é una forza della natura e suo figlio é semplicemente meraviglioso.
  • Migliore amico. Ne ho uno. Non me ne servono due, nemmeno tre o quattro. Uno basta e avanza. É una grande persona, intelligente, profonda e con cui ho sempre uno scambio maturo, indifferentemente se si parla di Fast and Furious o dei massimi sistemi.
  • La musica. Sono appassionato di musica. Mi piace ascoltarla, suonarla, cantarla, programmarla al computer. Leggo la musica e leggo di musica. É sempre presente e non mi abbandonerà mai.
  • Passioni varie. Ho un miliardo di interessi. Faccio teatro da diversi anni ormai che potrei quasi definirmi un attore. Mi piacciono i fumetti e le arti visive in generale. Il cinema e le serie tv. Leggo e mi tengo informato sul mondo. Ho uno spirito curioso e sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da imparare.
Mi sembra una bella panoramica no? Bene, allora passiamo alle cose che non vanno.

  • L'amore. Tutto qua. Fin adesso non sono riuscito a trovare una persona con cui condividere la mia vita. Ligabue in una sua canzone canta "Ci si sceglie per farselo un po in compagnia, questo viaggio in cui non si ripassa dal via". Ha ragione. Di donne che mi hanno scelto, o che ho scelto io per farmi compagnia in questa vita, ne ho avute. Mi hanno accompagnato chi per più, chi per meno, e tutt'ora non ho trovato qualcuna che voglia rimanere al mio fianco. Sembro non riuscire laddove altri sembrano avercela fatta. Non credo alla sfortuna e non inizierò certo adesso, perché so che qualcosa di buono per me domani c'è. Non so come si chiama, non so per quanto tempo resterà, ma chiunque sia, troverà un uomo sereno e in pace con se stesso. Che non ha nevrosi o conflitti da risolvere. Sono qui che mi godo quello che la vita mi ha dato è che mi darà domani.
"Sono come il sole a mezzogiorno, senza più nessuna ombra intorno"
– Jovanotti

E' notte alta e sono sveglio e più ti penso e più ti voglio...

venerdì 19 giugno 2015

Da qualche parte lessi una battuta che suonava più o meno così "Aspettarsi che la vita sia buona con te, solo perchè sei una brava persona è un po come pensare di essere al centro di un' arena e sperare che il toro non ti carichi contro solo perchè sei vegetariano".
Oppure mi viene in mente un racconto di Buzzati dal titolo "Una cosa che inizia per L" che, per farvela brevissima, narra di un mercante che sente bussare, di mattina, il medico che la sera prima aveva lui stesso allertato per un piccolo malore passeggero.
Questo medico, in compagnia di un omaccione, poco a poco e con domande sempre più specifiche chiede al mercante se si ricorda di esser stato aiutato qualche sera prima da un viandante, a rimettere sulla strada il suo carro rimasto impantanato per la pioggia incessante.
Il mercante all'inizio non capisce il perchè di quelle domande ma sente l'angoscia salire. Infatti di li a poco scopre che il viandante che lo aveva aiutato quella notte  era un lebbroso e che inavvertitamente lo aveva contagiato. Ecco perchè il malore e del perchè quella mattina il medico si è presentato con quell'omone grosso. Per dirgli con finto tatto iniziale e poi via via con cruda cattiveria, che era diventato uno sporco lebbroso e che avevano gia provveduto a bruciare il suo carro e il suo cavallo e che avrebbero fatto lo stesso con i suoi abiti e le sue cose dentro casa, non appena il mercante avesse indossato uno straccio e un campanaccio da mettere al collo, per avvisare del suo passaggio le persone circostanti.
Una storia un po' dura a pensarci bene.
La cosa che più mi colpì quando la lessi fu il fatto che il povero mercante non appena smise i suoi abiti, per indossare lo straccio e il campanaccio, inizio a ciondolare la testa e ad avanzare con passi lenti da infermo. Una trasformazione repentina da fiero mercante a sporco lebbroso e mentre si faceva largo nella piazza ripeteva che l'aver incontrato quel lebbroso, in quella notte piovosa non era colpa sua "E' stata una disgrazia, una grande disgrazia!"
Mi sento come quel povero mercante, o il bravo vegetariano al centro dell'arena. Continuo a chiedermi perchè, anche se in qualche modo so gia che non c'è un perchè, le cose accadono e basta.
Perchè? E ciondolo dentro casa come un deragliato, senza riuscire a dormire.
Perchè? E ho brividi su tutto il corpo.
Perchè? E penso a chi posso chiedere aiuto e vengono fuori nomi di persone vicine o che non vedo da tempo.
Penso a mia sorella, che è di la a casa sua, ma non voglio darle inutili preoccupazioni.
Penso al mio migliore amico che so che sta dormendo a casa e che se magari lo chiamassi verrebbe subito qui da me. Rinnegando come un turco, ma verrebbe. E questo mi fa un po ridere e un po piangere.
Penso perfino anche a una mia ex ragazza a cui voglio ancora bene.
E penso alla gente della piazza che nel racconto di Buzzati si fa largo al suono della campana legata al mio collo.
Penso a chi vive e gode della sofferenza altrui, ai falsi amici, a chi non sa chi sei e ti giudica.
Penso al fatto che li odio tutti.
Siete voi i lebbrosi.
Vaffanculo.

Il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette...

martedì 16 giugno 2015


Alla domanda "Perchè scrivi solo canzoni tristi?", Luigi Tenco rispose con preciso tempismo "Perchè quando sono felice esco!".
E il fatto che io non abbia scritto per un sacco di tempo è forse perchè me la sono passata bene.
Mi sembra un buon risultato.
Ma è altrettanto vero che se sto scrivendo adesso vuol dire che non è che vada tutto rose e fiori.
Sono diverse le cose che mi danno filo da torcere e che si stanno ammassando l'una sull'altra.
Affetti, lavoro, amicizie varie, le solite cose insomma. Quelle che tutti affrontiamo giorno per giorno.
Beh io giorno dopo giorno mi sto chiedendo quanto e quando cambierò il mio essere troppo buono in cambio di un sano cinismo e di un distacco dalle cose, che sempre di più sembrano essere requisiti fondamentali per la vita di tutti i giorni.
Chi nasce tondo non muore quadrato? Non so se crederci più.
Credo che la vita, vuoi o non vuoi, ti porta a smussare gli spigoli del carattere, a chiarire domande e a favorire risposte e io voglio cambiare la mia forma, ma conservare la mia ombra.
Tutto qua.